La “centrale unica” di informazione farebbe bene solo ai disinformatori

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Lo sbaglio più grande che si possa fare oggi è quello di “chiudere” le fonti mediche e sanitarie a un’unica, sola, “centrale” di notizie. La proposta, che è arrivata in un video pubblicato su Medical Facts del notissimo virologo Roberto Burioni, è stata già bollata come inaccettabile dall’Ordine dei Giornalisti e definita “bavaglio” dalla Federazione nazionale della Stampa.

La questione è semplice: ridurre a una le fonti accreditate porta, inevitabilmente, a un depauperamento del dibattito pubblico e, prima ancora, della libertà di stampa. Lo spauracchio delle fake news, lo abbiamo già spiegato, non può costringerci a rinunciare al pluralismo. Non si combatte la disinformazione smorzando, sul nascere, i canali delle notizie. Non solo perché sarebbe anti-costituzionale ma, soprattutto, perché sarebbe controproducente.

Le fantasticherie, le mirabolanti sciocchezze contrabbandate sul web, ci ripetiamo, si sgonfiano da sé. Il fenomeno delle fake news, anche nel loro aspetto più folle e visibile (ma dai, davvero c’è chi ha creduto che bevendo tanta acqua, oltre a fare molta plin-plin, si scacciava il virus?) non è questione nata su internet. Ve le siete già scordate le “scimmie di mare”, gli occhiali a raggi x per veder le donne nude, tutta quella paccottiglia da agenti segreti venduta con gli annunci che comparivano su riviste, talune delle quali, di dubbia attendibilità. Nessuno, in America, ha mai pensato di chiudere World Weekly News anche se la gente, a un certo punto, ha iniziato davvero a credere al Bigfoot e a Bat Boy. E nessuno, in Italia, ha preteso di chiudere quelle pubblicazioni mirabolanti che, tra una donna nuda e l’altra, ipotizzavano dischi volanti, malattie mortali e cambi di sesso clandestini, riempiendo così l’attesa nelle barberie di una volta.

Le sciocchezze si esorcizzano da sé. Ma vietarle, d’imperio, assottigliando le voci e pretendendo vie obbligate all’informazione non fa altro che dare fiato e legittimità a pubblicazioni, siti, riviste online, canali Youtube, che sono al di fuori della grazia di Dio.

Sapete perché c’è gente che ancora s’ostina a credere che la Terra sia piatta? Perché quelli che propugnano un’idea del genere sanno benissimo agire su un tasto potentissimo: “ci ostacolano perché hanno paura della verità che ci nascondono”. Ogni atto teso a limitare il dibattito, dunque, finisce per fornire armi ai controinformatori (o sedicenti tali), ai diffusori di bugie, ai contrabbandieri di verità assolute che, alla prova dell’orizzonte, si smarrirebbero da sé. Ripeti una bugia cento volte, diverrà una verità: alla fine a chiunque, se messo di fronte a uno Stato che parcellizza e chiude l’informazione tra commissioni e centrali uniche, sorgerebbe almeno un sospetto che dietro a un provvedimento con buone intenzioni (di cui è lastricata, però, la strada che porta all’inferno), si nasconda la tentazione del Miniver orwelliano.
Perciò la proposta di Burioni, ottimo scienziato ma incespicante politico, non può essere presa in considerazione. Ne va della libertà di stampa e finirà per far del male solo a chi fa buona informazione, giorno dopo giorno, sulle trincee degli ospedali.

Simone Donati

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