SCONTRO SUI DIVIDENDI AL “FATTO QUOTIDIANO”: ESCE POIDOMANI. CINZIA MONTEVERDI NUOVO AD

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Basta guardare la gerenza del Fatto Quotidiano per capire che nel giornale di Antonio Padellaro il passaggio alla fase due è appena iniziato. L’avvio infatti non era partito dalla caduta di Silvio Berlusconi che, a quanto raccontano, ha portato a un breve, ma intenso, tracollo di copie poi recuperato sull’onda della crisi leghista e soprattutto dell’entusiasmo grillino. È infatti scomparso il nome di Giorgio Poidomani, il grande vecchio della società, ed è comparso quello di Cinzia Monteverdi, scelta come nuovo amministratore delegato.
Poidomani, 78 anni, un passato nella chimica, nelle aziende di Stato e infine a L’Unità, ha regnato per tre anni su Il Fatto Quotidiano con una gestione prudente, ma redditizia. I soci industriali, da Chiarelettere al gruppo Gems a Francesco Aliberti e l’imprenditore Luca D’Aprile, avevano messo una fiche simbolica per passione politica nel 2009 e si sono trovati coperti di dividendi milionari, che non hanno esitato a ritirare (fin dal primo bilancio, dopo soli tre mesi di attività) dalla società secondo l’italica predisposizione degli imprenditori dell’uovo oggi che domani non si sa mai.
Proprio i dividendi hanno determinato lo scontro che ha contribuito all’uscita di Poidomani: lui consigliava prudenza, visto l’anno difficile per il settore (Il Fatto Quotidiano incluso). Ma gli azionisti – compreso l’ex magistrato Bruno Tinti – si sono imposti e, nonostante l’opposizione di Padellaro e Marco Travaglio e degli altri soci giornalisti (Peter Gomez e Marco Lillo), si sono attribuiti un dividendo analogo a quello del 2011, oltre 3 milioni di euro.
Il consiglio d’amministrazione era in scadenza e a Poidomani è stato offerto di rimanere come padre nobile dell’azienda, ma praticamente senza poteri. Inaccettabile per un uomo di gestione, poco propenso a delegare.
Così se ne è andato, lasciando uno scarno messaggio di saluti, senza sbattere la porta, ma anche senza chiedere (o ricevere) celebrazioni, di solito scontate per un manager che ha portato certi risultati.
I giornalisti sono rimasti un po’ stupefatti di vedere che un amministratore celebrato fino al giorno prima come artefice del miracolo editoriale, assieme a Padellaro e Travaglio, sia stato accompagnato alla porta con così pochi rimpianti.
Monteverdi scalpitava da tempo e aspettava l’inevitabile passaggio generazionale per coronare un’ascesa iniziata tre anni fa quasi per caso. La manager è infatti azionista, membro del consiglio d’amministrazione, amministratore delegato e presidente della Zerostudio’s, la società di Michele Santoro che produce Servizio Pubblico in cui Il Fatto Quotidiano ha investito (o meglio, ha fornito un po’ di capitale al conduttore visto che, come noto, «Michele Chi» decide tutto da solo).
Il nuovo assetto de Il Fatto Quotidiano è un po’ confuso: Padellaro è direttore, ma anche azionista e ora pure presidente della società; Travaglio vicedirettore, azionista e fresco di ingresso in consiglio d’amministrazione; Gomez è azionista, direttore del sito e anche lui è appena entrato in consiglio d’amministrazione dove siede, un po’ a sorpresa, il produttore televisivo Carlo Degli Esposti che è stato cooptato pur non essendo azionista. La regia della nuova situazione è attribuita a Monteverdi che, pur senza aver mai diretto alcuna società vagamente paragonabile a Il Fatto Quotidiano (una trentina di milioni di fatturato) è il terminale di tutti i nuovi equilibri societari.

Mora, sempre sorridente ed elegante nelle foto di Dagospia che la ritraggono alle feste da lei organizzate in redazione, è nata a Viareggio 39 anni fa, ma cresciuta a Parma.
Non ha un background finanziario, viene dal marketing. Si è occupata a lungo di organizzare eventi e così ha conosciuto Travaglio curando la promozione del suo spettacolo teatrale Promemoria (oltre tre ore di Tangentopoli, magistrati e condanne): «Aveva un seguito incredibile. Ci siamo ritrovati con altri amici e con Padellaro, che aveva da poco lasciato L’Unità, ad affrontare il disgusto e il senso d’impotenza per un sistema che va avanti da anni e che ha sprofondato il Paese nel degrado culturale», ha raccontato una volta a La Repubblica.
Ne Il Fatto Quotidiano Monteverdi ha investito 200 mila euro, ma non è mai stata soltanto un’azionista. Anche prima di avere un po’ di deleghe sul marketing, ha sempre curato l’immagine del giornale, inventando eventi promozionali molto seguiti, da quelli che servivano a raccogliere i primi abbonati nel 2009, senza il giornale in edicola, alla (auto)celebrazione nel parco della Versiliana, in coda a un festival che ha sempre avuto un’impronta di destra.
Difficile dire se tanto sfarzo sia stato produttivo, ma negli anni delle vacche grasse non era un grande problema, anche se deve aver creato qualche frizione con Poidomani, noto per l’attenzione maniacale alle spese. Ma Monteverdi poteva contare sulla fiducia di Travaglio prima e poi anche di Padellaro, che con l’ex amministratore delegato aveva lavorato quasi un decennio a L’Unità.
Anche l’investimento nella Zerostudio’s di Santoro per ora è un rebus per Il Fatto Quotidiano: in attesa dei bilanci, che riveleranno i veri numeri, per ora il giornale di via Valadier non sembra averne tratto grandi benefici tali da giustificare un esborso di 350 mila euro.
La trasmissione è stata diffusa anche da Repubblica.it e Corriere.it, nessuna esclusiva al sito de Il Fatto Quotidiano, Santoro non ha mai sottolineato la partnership e mai un giornalista del giornale invitato in trasmissione (a parte Travaglio, ovvio).
A riferire a Il Fatto Quotidiano sui risultati dell’investimento era proprio Monteverdi, che però è pure capo azienda della Zerostudio’s, in uno di quegli intrecci di interessi che Il Fatto Quotidiano stigmatizza sempre. Ma quella vicenda potrebbe presto chiudersi nel migliore dei modi per tutti, se Santoro firmasse l’accordo per vendere il format Servizio Pubblico a Sky o La7 per la prossima stagione. Questione di giorni, dicono negli ambienti televisivi.
Discorso diverso se Monteverdi saprà gestire quella delicata macchina da soldi che si è rivelato Il Fatto Quotidiano: anche il nuovo amministratore delegato si era opposta ai soci industriali affamati di dividendi, ma è chiaro che questi hanno visto con un certo sollievo la sua ascesa e l’uscita del più prudente Poidomani.
Viene attribuito a lei anche l’arrivo di Degli Esposti, che non si è mai occupato di editoria, ma potrebbe essere interessato a usare un marchio forte come quello de Il Fatto Quotidiano (e delle sue firme di punta) per progetti di docufiction o film inchiesta – ne ha già fatti sulla mafia, oltre a produrre Le indagini del commissario Montalbano con la sua Palomar – magari in collaborazione proprio con Santoro, da anni con il pallino delle fiction d’attualità.
Come possano convivere un ex di Lotta Continua quale Degli Esposti, addirittura arrestato nel 1977, e un feroce anti-sofriano come Travaglio resta un mistero. Ci penserà Monteverdi a farli andare d’accordo.

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