Sassoli de Bianchi: «Pubblicità ancora in caduta (-14%) Sgravi per chi torna a spendere»

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«Abbiamo perso il 20% degli investimenti in quattro anni. È necessario un new deal della pubblicità, per tentare di risollevare i consumi: tre anni di credito d’imposta sull’incremento degli investimenti pubblicitari, con un tetto del io%». Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente dell’Upa, l’associazione degli utenti pubblicitari, riflette sul bilancio dell’anno, negativo, e contrattacca. «Al sistema, in quattro anni, sono venuti a mancare due miliardi. Dobbiamo avere più coraggio, aziende e governo, perché la pubblicità è un indice di fiducia, uno strumento che comunica innovazione e dobbiamo tornare a essere attrattivi». Vediamo i dati del 2012. «Le rilevazioni Nielsen, che arrivano fino a novembre, parlano di un calo della pubblicità del 13,8%. E per fine anno ci aspettiamo un -14%. Nello specifico: quotidiani -16,9%; periodici -17,8%; Tv -15,3%; affissioni -13,3%; radio -10,2%; cinema -24,9%; Internet +7,1%, dato che non contiene il search». Un calo del 14% nel 2012, dopo una flessione del 3,5% nel 2011. «Si respira una situazione di incertezza: a fronte di un calo delle aspettative sui consumi, le aziende non investono e le multinazionali spostano gli investimenti su mercati più promettenti. E il settore continua a perdere posti di lavoro. D’altro canto la propensione al consumo si muove tra innovazione e ricerca del risparmio. Ma i prodotti a basso prezzo penalizzano le aziende costrette a ridurre gli investimenti in ricerca e innovazione, è una spirale da cui bisogna assolutamente uscire». Al prossimo governo chiedete quindi incentivi «Sotto forma di credito d’imposta, un vantaggio fiscale che avrebbe ricadute positive su diversi fronti. Potrebbe sostenere il sistema dei media il cui declino impoverisce i valori della democrazia; offrirebbe un argomento ai manager delle multinazionali per convincerli a investire nel nostro Paese; avrebbe effetto sui consumi; accompagnerebbe il sistema dei media verso nuove fonti Upa II presidente Lorenzo Sassoli de Bianchi di ricavi». E cosa dovrebbero fare i media per alzare l’asticella dei ricavi «L’adeguamento alla digitalizzazione necessita tempo ma l’editoria non deve temere di far pagare i contenuti, n mondo ha bisogno di un’informazione qualificata per interpretare la complessità e sarebbero in tanti quelli disposti a pagare 20 centesimi per leggere l’articolo che interessa sul web. L’editoria dovrebbe tornare al suo spirito innovativo. Un esempio? L’invenzione dei collaterali Ma anche l’esperimento proposto nei gior ni scorsi dal Corriere con «Una mamma imperfetta», la fiction che parte dalla prima pagina del quotidiano, si sposta sul web per poi approdare in Tv, su Raidue: un modo intelligente di reinventare la comunicazione adeguato ai tempi e ai cambiamenti in corso». Altra cosa sono i contenuti a pagamento su Internet. «È una strada praticabile, bisogna che i gruppi editoriali abbiano più coraggio, n quotidiano cartaceo rimane lo snodo principale di chi si vuole informare ma bisogna saper giocare su piattaforme diverse. Quello che è successo in Francia la settimana scorsa dove i grandi player della rete hanno deciso di finanziare i contenuti dell’editoria tradizionale, è un precedente da replicare anche nel nostro Paese. Un’iniziativa di grande successo, un passaggio epocale. Anche la Fieg (gli editori di giornali, ndr) si muove in questa dirczione». Pessimista o ottimista sul futuro «Se lo Stato sostiene il mondo della comunicazione con incentivi e si riescono a far ripartire i consumi sono fiducioso. Altrimenti rischiamo di avvitarci ulteriormente nella spirale negativa del declino. Previsioni? È come puntare sulla roulette il rosso e il nero contemporaneamente. È vero c’è la recessione ma potremmo fermare il declino, dimostrando tutti un po’ più di coraggio, n web non può essere visto come un compartimento stagno, il punto di forza dell’editoria sono i contenuti che non è detto debbano essere sviluppati solo su una piattaforma. Ci vuole uno sforzo generale, ma abbiamo bisogno dell’aiuto del prossimo governo» Antonia Jacchia & RIPRODUZIONE RISERVATA per cento, il calo della pubblicità negli ultimi quattro anni, circa due miliardi sono venuti a mancare al sistema. Nel 2012: quotidiani -16,9%, periodici -17,8%, Tv -15,3% (dati Nielsen)

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