E ora dentro Rifondazione la parola «scissione» non è più un tabù. Dice Alfonso Gianni, fedelissimo di Bertinotti: «Se toccano Sansonetti ci cominciamo a salutare. Ferrero sa che questo per noi rappresenta una forzatura non priva di conseguenze».
L’ultimo atto della guerra tra Ferrero e l’area di Rifondazione che fa riferimento a Nichi Vendola si svolgerà domenica, al comitato politico nazionale di Rifondazione. Dove Ferrero ha preparato l’attacco finale a Piero Sansonetti, il direttore di Liberazione. La sua linea non gli è mai piaciuta. Ma negli ultimi giorni, per i suoi, la situazione si è fatta insostenibile. E al parlamentino di Rifondazione il leader del Prc chiederà un indirizzo del giornale conforme alla linea del partito.
Spiega Ferrero al Riformista: «II rapporto tra autonomia del giornale e obbedienza al partito non c’entra. Il punto è che Liberazione si muove su un altro progetto politico rispetto a Rifondazione. Poi in questa fase di crisi ha uno sguardo iper-politicista e poco dentro i movimenti nella società italiana. Aggiungo che il giornale va male, non funziona come vendite. E un terzo del bilancio di Rifondazione è assorbito dalle sue perdite».
È lo strappo. La partita dentro Rifondazione è appesa a un filo. O meglio a un ordine del giorno. Se sarà presentato un documento che chiede al giornale un cambio di rotta – ovvero la testa di Sansonetti – i vendoliani prepareranno i bagagli. Dice l’ex segretario Franco Giordano: «La scissione deve essere bandita ma è evidente che toccare il direttore di Liberazione mette in discussione per intero le forme del nostro stare insieme». È l’ultimo avviso. (Dalla rassegna stampa ccestudio.it)
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