Riforme, Merlo (responsabile Pd editoria): non c’è tempo da perdere

Il Pd è chiamato ad assumersi una responsabilità politica precisa e coerente sulle riforme. Lo dice senza mezzi termini Giorgio Merlo, responsabile nazionale del partito per editoria e new media, che poi precisa: “Mai vista rottura partito su elettività di 100 senatori”

Non c’è più tempo da perdere sulle riforme. Serve un accordo politico, bisogna mettere fine il prima possibile a quello che è diventato ormai un tormentone. Ne è sicuro Giorgio Merlo, responsabile nazionale Pd editoria e new media, che poi aggiunge: “Il Pd è chiamato ad assumersi una responsabilità politica precisa e coerente”.

Allo stesso modo, continua ad ammonire Merlo, il partito “non può farsi condizionare da Di Pietro, dal popolo ‘viola’o da settori giustizialisti dell’informazione”. Il responsabile nazionale per editoria e new media spiega che “non si è mai vista una rottura politica o una divisione irreparabile di un grande partito, come, ad esempio, il Pd, sulle regoli elettorali o sulla elettività, o meno, di 100 senatori. Visto che non capita nulla di tutto ciò, è giunto il momento di fare un accordo e di chiudere definitivamente la partita”.

Non è certo un caso che a provare a centrare l’attenzione sulle riforme sia il responsabile Pd editoria e new media, vista anche l’aria che tira nel comparto.
Ma, ricorda lo stesso Merlo in un articolo su Nuovasocietà, “il dibattito sulle riforme, sul nuovo ordinamento costituzionale, sulla trasformazione/liquidazione del Senato, e sulla stessa riforma elettorale varata recentemente per la Camera, stranamente dimentica un aspetto che resta decisivo ed essenziale per la qualità stessa della nostra democrazia: e cioè, come avverrà la ‘selezione’ della classe dirigente politica nel futuro.

La politica contemporanea non può prescindere da una classe dirigente che sia autorevole, spiega ancora Merlo: “Se è vero, com’è vero, che il cosiddetto gregariato, le ‘filiere’ del capo e la cortigianeria eretta a sistema sono diventati gli assi portanti del ceto dirigente politico, una maggior riflessione su come saranno eletti i futuri parlamentari non può più passare inosservata. A meno che non si voglia far intendere il parlamento come un mero prolungamento dell’ombra del suo capo, incapace di intraprendere qualsiasi tipo di azione.

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