RIFORMA ODG, LE PROPOSTE DISCUSSE MERCOLEDI DURANTE LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO

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Dal blog del giornalista Antonello Antonelli riportiamo le prime anticipazioni sul progetto di riforma dell’Ordine dei Giornalisti in discussione al vertice del Consiglio Nazionale presieduto dal suo presidente Enzo Iacopino.

In base all’obbligo del superamento di un esame di Stato per l’abilitazione professionale prescritto dalla Costituzione (art.33 comma V) e richiamato dal DL 138/2011 (art.3 comma V) oltre che dalla direttiva comunitaria 89/48 CEE, i cambiamenti da apportare alla legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti (L. 69/1963)prevedono un regime transitorio volto a regolarizzare la posizione dei giornalisti pubblicisti. Iter che dovrebbe avere una durata di 4 anni. Le principali modifiche dovrebbero riguardare le modalità di iscrizione al registro dei praticanti (quale condizione di accesso alla prova di Stato) per i giornalisti pubblicisti che dimostrino di svolgere la propria attività in forma esclusiva. I requisiti richiesti sono di seguito elencati: a)Esercizio esclusivo della professione giornalistica per almeno 36 mesi; b)Certificazione di un rapporto contrattuale esistente; c)Presentazione dei Cud o della dichiarazione dei redditi attestante il pagamento delle prestazioni giornalistiche; d) iscrizione alla Gestione Separata dell’Inpgi; e) presentazione di almeno 150 articoli annui (in caso di giornali) o di “un numero congruo” (non specificato) di vhs-dvd (per i servizi radiotelevisivi); f) in caso di lavoro al desk, testimonianza di un caposervizio e di due redattori del percorso professionale. Per chi lavora negli uffici stampa attestazione della responsabilità diretta di un congruo numero di comunicati stampa e cartelle stampa, articoli in house-organ e pubblicazioni attinenti, e della responsabilità organizzativa di conferenze stampa da parte del giornalista responsabile.

Tra le novità emergono la regolarità contributiva all’Inpgi (sparisce però il riferimento al minimo retributivo che, per un giornalista freelance, era pari a 15mila euro lordi) e la prova del lavoro svolto, stavolta specificando un numero di articoli all’anno equivalente in media ad un pezzo pubblicato ogni due giorni. E in primis l’obbligo di frequenza per il praticante di un corso teorico di 300 ore prima di accedere all’esame di abilitazione professionale. Trattasi di un tirocinio teorico, finalizzato all’acquisizione dei fondamenti culturali, giuridici e deontologici della professione giornalistica, a cura e sotto il controllo del Cnog e da indirsi in strutture riconosciute ma frequentabile anche per via telematica. Il superamento della prova finale del corso di formazione costituisce titolo, con decorrenza retroattiva di 18 mesi, all’iscrizione al Registro dei Praticanti e consente l’accesso all’esame di Stato.

Un altro aspetto cruciale rilevato da Antonello Antonelli è la previsione di estendere tali regole non solo ai praticanti ed ai già pubblicisti ma anche a coloro che non sono ancora iscritti a nessuno dei due albi ma che svolgono un attività regolare, nel rispetto cioè dei requisiti di cui sopra.

Questo è quanto stabilito in via preliminare per il regime transitorio, già oggetto di alcuni emendamenti a firma, a quanto pare, dei consiglieri Antonella Cardone e Michele Formichella, di cui uno volto a cassare il riferimento ad un contratto in essere (spesso non rinvenibile per chi presti servizio in nero) e l’altro volto ad accertare un livello minimo di vhs e dvd per i giornalisti radiotelevisivi.

Quanto alla riforma generale per l’accesso alla professione, il Consiglio sta lavorando alla stesura definitiva di un testo da presentare al Governo e che poi sarà oggetto di una discussione in Parlamento che dovrà approvarne la bozza entro il 13 agosto di quest’anno. Le proposte fino a ieri messe sul tavolo in sede di riunione dovrebbero prevedere tre modalità di accesso alla professione (che nella realtà sono già in essere) e cioè il praticantato in azienda, il master universitario post-lauream, e un’attività giornalistica esclusiva e contrattualizzata per 18 mesi consecutivi in una testata registrata, con regolarità contributiva Inpgi e un corso di formazione teorica di 300 ore. L’unica novità introdotta riguarda la scelta opzionale da parte del candidato di confluire in uno dei due albi quello dei professionisti o dei pubblicisti, una volta ultimato l’iter di accesso all’abilitazione professionale e superato la prova Stato.

Altro tema toccato dalla riforma riguarda la composizione dei Consigli di disciplina. La proposta avanzata ieri dal Consiglio Nazionale stabilisce che quello regionale sia costituito da un magistrato (designato dall’Organo) e da 8 membri “eletti dal Consiglio regionale dell’Ordine tra coloro che hanno un’anzianità di iscrizione non inferiore a 15 anni e che non abbiano subito sanzioni disciplinari definitive. Similmente, il consiglio di disciplina nazionale (organo di secondo grado) sarà formato da un magistrato e da 14 giornalisti, eletti dal Consiglio nazionale con i medesimi requisiti di anzianità di iscrizione e privi di sanzioni disciplinari.”, scrive Antonelli sul suo blog.

Infine altro aspetto interessante, già annunciato in alcune dichiarazioni alla stampa dei giorni scorsi da Enzo Iacopino, è l’introduzione della figura del “Garante dei lettori”, già prevista da alcune testate come la Repubblica ed il Corriere della Sera oltre ad essere stata istituita presso alcuni Odg regionali come quello delle Marche nel 2005. Il dovere del Garante è quello di dare risposte alle segnalazioni dei lettori (o degli ascoltatori) sentitisi danneggiati dal comportamento di un giornalista, esprimendo il proprio giudizio e le proprie valutazioni sui fatti segnalati.

Manuela Avino

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