Riforma dell’editoria, le reazioni degli addetti del settore

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Con 154 si, 36 voti contrari e 46 astenuti il Senato ha approvato il disegno di legge di riforma dell’editoria. Queste le reazioni della politica e delle associazioni del settore alla nuova normativa.

Soddisfazione dalla Federazione Nazionale della Stampa. Il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Beppe Giulietti, hanno parlato di un passo in avanti decisivo per il rilancio del settore. La Fnsi si augura che non vi siano nuovi cambiamenti nel nuovo passaggio del disegno di legge alla Camera dei Deputati. La priorità, per i vertici della Federazione, è quella di permettere al Governo di attuare i decreti per stanziare le risorse necessarie a risollevare il settore. Unico neo, per Lorusso e Giulietti, la mancanza di norme relative alle concentrazioni editoriali. L’augurio dei due è che alla problematica venga data presto priorità in Parlamento.

Sulla stessa lunghezza d’onda della Fnsi si posizionano i sottosegretari Luca Lotti e Antonello Giacomelli. Per entrambi è ora necessaria una celere approvazione alla Camera per permettere la messa a punto dei decreti delegati.

Maggiori suggerimenti per i decreti arrivano dal presidente della Fieg, Maurizio Costa. Per quest’ultimo Palazzo Chigi deve agire su tre fronti: l’incentivazione fiscale degli investimenti pubblicitari, la liberalizzazione della vendita di prodotti editoriali e la modifica dei requisiti d’accesso ai prepensionamenti. Anche per Costa, che ha ringraziato le istituzioni per la pronta approvazione della riforma dopo la pausa estiva, occorre velocizzare i tempi nel prossimo passaggio parlamentare.

Solo parziale la soddisfazione della Snag, la principale associazione di rappresentanza delle edicole. Per il presidente della stessa, Armando Abbiati, non è un provvedimento esente da imperfezioni, ma l’approvazione a Palazzo Madama si configura già come un segnale importante. Occorre ricordare che Sang, a differenza della Fieg, non aveva richiesto alcuna modifica al testo già approvato dalla Camera.

Gli Ordini dei Giornalisti regionali, nel commentare l’approvazione del provvedimento, si sono focalizzati soprattutto sulla disposizione riguardante la riforma dell’Ordine nazionale. Per gli Odg regionali la riduzione dei componenti del Consiglio nazionale (da 144 a 60) è un passo importante per la modernizzazione dello stesso. In tal modo si riducono i costi dell’apparato e si conferisce maggiore rappresentanza alle realtà territoriali.  Ora l’auspicio è che a ottobre si rinnovino gli organismi dell’Ordine con le nuove regole. Ad assicurare la rappresentatività regionale ci pensa anche il senatore Pd, Roberto Ruta. Quest’ultimo sottolinea che il 33% dei componenti del Consiglio nazionale sarà eletto su base regionale.

Fuori dal coro l’Ordine Nazionale. Il presidente Enzo Iacopino ha evidenziato le criticità del disegno di legge. Innanzitutto la mancanza di una norma relativa al registro degli editori, che per l’Odg sarebbe fondamentale nell’ottica di una corretta informazione per i cittadini. Si contesta poi il mancato dialogo sulla tematica della dichiarazione delle partecipazioni azionarie da parte degli editori richiedenti i finanziamenti pubblici. Infine viene evidenziata da Iacopino la disparità di trattamento tra consiglieri nazionali e regionali. Nello specifico non sembra corretto che una regolare posizione Inpgi sia prevista solo come requisito per l’ammissione al consiglio dell’Ordine nazionale.

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