“REGOLE CERTE E CONTENUTI DI QUALITA’: COSI’ LA TV LOCALE SI PUO’ RIALZARE”

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E’ tempo di cambiamenti per l’editoria televisiva locale.
La nuova stagione televisiva si è aperta all’insegna di nuove incombenti trasformazioni.
A seguito dell’annullamento della delibera dell’Agcom che fissava il regolamento per l’attribuzione dei numeri Lcn (posizione sul telecomando), le carte in tavola rischiano di cambiare.
Si profila uno scenario piuttosto precario, le cui conseguenze avranno un peso sugli investimenti e sulla programmazione delle singole reti.
Ma in attesa del nuovo regolamento sugli Lcn e a fronte di un settore non esente dalla crisi, gli editori campani non stanno a guardare e corrono ai ripari.
In molti hanno deciso per la rottamazione delle frequenze.
In Campania già nove emittenti locali hanno aderito alla liberazione delle frequenze in favore delle compagnie telefoniche che le utilizzeranno per i servizi in banda larga.

Una scelta, quella di rottamare, che rappresenta un paracadute per le emittenti locali di fronte all’incertezza del futuro.
Con un giro di orizzonti tra i tycoon partenopei, Editoria.tv sta dando voce alle scelte degli editori in questo momento così cruciale per il comparto.
Dopo Riccardo Romano, direttore di Canale Otto, Giovanni Tajani, editore di Televomero, Livio Varriale, direttore editoriale di Julie Italia, e Renato Votta, editore di Road tv Italia, Editoria.tv intervista questa volta Paolo Torino, editore di Canale 21, che fa della storicità della sua rete il vessillo di combattimento contro la confusione che incombe sullo scenario editoriale.

-Canale 21 è un’emittente storica nel panorama editoriale locale ….

“Sì, siamo presenti sul mercato editoriale dal 1976, è un legame radicato quello che ci lega al territorio campano”.

-Un valore, quello della storicità, che si riflette anche nella programmazione della rete?

“Non potrebbe essere altrimenti.
L’informazione, il varietà, lo sport e l’intrattenimento sono ingredienti costanti della nostra programmazione”.

-Puntate anche su programmi di produzione propria?

“Certamente.
Contiamo su una vasta rosa di programmi autoprodotti che rappresentano una valida alternativa ai palinsesti dei network nazionali”.

-Quali sono le tecniche per intercettare le preferenze dei telespettatori nel corso nel tempo?

“I gusti del pubblico sono destinati a mutare nel tempo e questo comporta dei cambiamenti anche per le emittenti stesse.
Di fronte all’offerta di una programmazione h 24 delle reti nazionali, è inevitabile registrare delle perdite di ascolti.
Ma ad oggi la rete conta su ben sei milioni di potenziali utenti”.

-E’ accaduto anche a voi?

“Sì, abbiamo registrato una flessione dello share nella fascia di ascolto dei più giovani.
Fermo restando che Canale 21 ha comunque l’appoggio di un pubblico fedele nel tempo, che vira verso la fascia dell’età adulta di cultura medio–popolare” .

-Lei, assieme ai colleghi di Canale 8, Canale 9 e Televomero, ha dato vita al Consorzio Campania Media Group.
Quali sono i primi risultati di questa cooperazione?

“Le prime soddisfazioni nascono soprattutto a livello umano, nello scoprire quanto sia utile il sano confronto tra colleghi.
Il Consorzio ha l’obiettivo di trovare soluzioni ai problemi del settore ed ha come unico e comune interlocutore il pubblico istituzionale”.

-E a livello di palinsesto, quali sono i primi frutti del Consorzio?

“Offriamo contenuti di qualità, nati dall’apporto di ciascuna rete.
Un esempio è il talk show di attualità “A reti unificate”, condotto da Alessandro Cecchi Paone e trasmesso in contemporanea dalle emittenti del consorzio”.

-Chi vorrebbe ancora come partner nel Consorzio?

“Il Consorzio è nato da meno di un anno, dunque è forse un po’ prematuro pensare a futuri nuovi partecipanti.
Ma di certo, l’intento è quello di crescere ed ampliarci, quindi, guardando avanti, ben vengano nuove partnership locali, da stilare magari con le emittenti provinciali”.

-Lo scandalo delle interviste a pagamento: un campanello d’allarme o un fenomeno costante e persistente?

“E’ un fenomeno che non ci tocca e credo sia una questione che abbia interessato maggiormente le regioni interessate come Emilia Romagna e Lazio”.

-Quali caratteristiche deve avere un buon editore per rimanere a galla nelle acque agitate del settore televisivo partenopeo?

“Tre valori essenziali, direi: forte rapporto con il territorio, libertà e pluralismo dell’informazione e apertura al confronto con il mercato locale”.

-Da membro della giunta esecutiva e del Consiglio nazionale Aeranti, come legge la sentenza sugli Lcn?

“Credo sia il solito pasticcio all’italiana.
Il regolamento sull’Lcn doveva mettere ordine soprattutto in Campania, dove vigeva l’anarchia del Far West dell’etere.
Ora che tutto viene rimesso in discussione, siamo al punto di partenza”.

-Intravede soluzioni?

“Mi riesce molto difficile individuare una via d’uscita, c’è l’assoluta mancanza di regole e questo, oltre che il nostro lavoro, intacca soprattutto i rapporti di fiducia con i nostri clienti”.

-Molti suoi colleghi editori hanno deciso di rottamare le frequenze e riconsegnarle allo Stato.
Una scelta che ritiene condivisibile?

“Posso comprendere le scelte di chi ha agito in questo modo.
Per alcuni, la scelta di rottamare e quindi rimanere fornitori di contenuti, appoggiandosi a terzi per la diffusione, può essere una soluzione.
Un modo per rimanere comunque in piedi” .

-Quanto e in che modo i continui ritardi dei pagamenti dei contributi Corecom influiscono sulla vita aziendale?

“I ritardi nei pagamenti influiscono in modo sensibile sulle aziende con conseguenze negative che vanno ad indebolire ulteriormente un mercato saturo ed economicamente precario.
I contributi andrebbero pagati con regolarità, ma anche qui vige purtroppo una fuligginosa mancanza di ordine.
E il futuro dell’editoria appare sempre più incerto”.

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