Nella sua audizione al Senato, il sottosegretario con delega per l’editoria, Paolo Bonaiuti, l’ha detto come se fosse una cosa tra le altre. Ma nel suo regolamento è stata apportata una modifica che – secondo il sospetto avallato dall’on. Vincenzo Vita – rischia di essere l’ennesima legge “ad personam”.
«Il regolamento – recita il sottosegretario in commissione affari costituzionali – elimina tra le altre cose il riferimento al comma 8 dell’alt. 1 della legge 416/81 sull’editoria». E subito Vincenzo Vita, prova a vederci chiaro, perché quel comma regola nientemeno che la concentrazione e il controllo delle società editrici e la nomina dei direttori da parte delle aziende. «Bonaiuti non ha risposto sul perché di questa eliminazione», dice Vita. Potrebbe essere una norma diretta ad avvantaggiare senatori-editori del Pdl.
Entrando nel merito, l’articolo in questione obbliga le persone fisiche e le società che controllano una società editrice di giornali quotidiani, di darne comunicazione scritta al servizio dell’editoria. Per controllo si intende la sussistenza dei rapporti configurati come tali nell’articolo 2359 del codice civile. Si ritiene, invece, sussistente un’influenza quando ricorrano rapporti di carattere finanziario o organizzativo che consentono: la comunicazione degli utili o delle perdite; ovvero il coordinamento della gestione dell’impresa editrice con quella di altre imprese ai fini del perseguimento di uno scopo comune o ai fini di limitare la concorrenza tra le imprese stesse; ovvero una distribuzione degli utili o delle perdite diversa, quanto ai soggetti o alla misura, da quella che sarebbe avvenuta in assenza dei rapporti stessi; ovvero l’attribuzione di poteri maggiori rispetto a quelli derivanti dal numero delle azioni o delle quote possedute; ovvero l’attribuzione a soggetti diversi da quelli legittimati in base all’assetto proprietario di poteri nella scelta degli amministratori e dei dirigenti delle imprese editrici nonché dei direttori delle testate edite.
Fabiana Cammarano
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