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Rcs, martedì cda per asset non strategici. Non solo periodici. Ma anche dada, via san marco, radio e libri

Rcs Mediagroup, martedì il cda valuterà il futuro delle divisioni reputate non strategiche. In primo piano ci sono i periodici. Per le testate rimane l’interesse di Guido Veneziani editore, di Prs e della Santanché. L’azienda ha già avviato la cassa integrazione a “zero” ore. Ma i dipendenti non ci stanno. Sul tavolo del consiglio di Rcs si valuterà anche la cessione di Dada, dell’immobile di via San Marco, delle radio Finelco e di una parte di Rcs Libri.

Ma procediamo con ordine.

Martedì 18 giugno ci sarà un cda per fare il punto sulla vendita degli asset considerati non strategici. Il che significa prima di tutto i periodici. Ma ci sono anche altri dossier da valutare. Come la partecipazione in Dada. Per la società di servizi digitali è già stata aperta una “data room” il 21 marzo. E l’operazione, curata dall’advisor (e socio di Rcs) Mediobanca, potrebbe concludersi a settembre. Poi c’è l’immobile in via San Marco (esclusa la sede del Corriere della sera di via Solferino). La vendita del prestigioso palazzo, che dovrebbe valere circa 200 milioni di euro, ha dei tempi più lunghi. L’operazione è curata dall’advisor (e socio di Rcs) Intesa Sanpaolo. Potrebbero entrare in una trattative anche le radio del gruppo Finelco che interessano a Rds. E anche una divisione di Rcs Libri potrebbe essere scorporata e venduta.

Ma il dossier più “caldo” e complicato, come detto in precedenza, è sicuramente quello dei periodici. Ma ricordiamo quali sono le testate a rischio. Si tratta di Astra, Brava Casa, Novella 2000, Visto, A, l’Europeo, Max, Ok Salute, Yacht & Sail. Faceva parte del gruppo anche il polo dell’enigmistica. Ma i giornali di rebus e cruciverba si salveranno comunque. Senza un compratore Rcs li terrà “in pancia” perché costano poco e rendono bene.

Rcs ha dichiarato che saranno chiusi se entro il 30 giugno non si troverà un acquirente. Già nei primi giorni di giugno Rcs ha iniziato le procedure per un ulteriore stato di crisi. Visto che è ne è in vigore già uno che durerà fino ai primi mesi del 2014. La società di via Rizzoli ha già predisposto la cassa integrazione a “zero” ore per 107 dipendenti (87 dei periodici e 20 a rotazione dagli altri giornali). Ma nello stesso tempo, stando alle dichiarazioni dei sindacati, Rcs si era impegnata a non effettuare azioni univoche senza un consenso unanime. «Siamo pronti a diffidare l’azienda. La quale ha violato gli accordi sindacali presi in sede nazionale. Inoltre vuole realizzare politiche brutali e prive di senso». È stato questo lo sfogo dei rappresentanti dei lavoratori. I quali non accetterebbero nemmeno una vendita “indiscriminata”.

Ma l’ad di Rcs Pietro Scott Jovane non ha mancato di rassicurare gli animi. «La società sceglierà la soluzione migliore e che ci sono forti interessi per le testate in vendita», ha affermato Jovane.

Ma chi sono i possibili compratori delle testate in vendita? C’è l’editore di periodici popolari e di Vero Tv, Guido Veneziani. Il quale sarebbe interessato a sette periodici, in particolare ad A. Poi c’è la concessionaria pubblicitaria Prs di Alfredo Bernardini De Pace. Infine c’è la deputata del Pdl, Daniela Santanché, tramite la sua concessionaria Visibilia. La Santanché sarebbe interessata a Novella 2000, Visto, Astra, l’Europeo e ai mensili Ok Salute e Brava Casa.

Una alternativa alla vendita potrebbe essere anche il passaggio al digitale dei periodici. L’ipotesi non contrasta con il piano dell’ad Pietro Scott Jovane di trasformare Rcs in una compagnia multimediale. Ma, indipendentemente dalla coerenza con i progetti industriali e dalla loro fattibilità, ci vuole la precisa volontà di continuare a investire sui periodici.

 

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