Il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani non esclude che la riforma della governance Rai alla quale pensa il governo possa essere affidata a un decreto legge, se ci sarà “condivisione” da parte dell’opposizione. “Gli strumenti legislativi – ha spiegato Romani rispondendo alle domande dei cronisti a Cagliari, a margine di un’iniziativa sul digitale terrestre – sono tutti validi: dipende se c’é condivisione o meno. Si può fare un decreto, così come si può procedere in commissione in sede legislativa o deliberante”.
Romani ha ribadito che a suo giudizio il servizio pubblico “deve affrontare due problemi essenziali: in primo luogo, una migliore definizione delle competenze del direttore generale. Il fatto che il dg sia obbligato a sottoporre al cda qualsiasi spesa superiore a 2,5 milioni, in un’azienda che fattura centinaia di milioni, ne impedisce una gestione sensata. Altra questione, l’obbligo di voto del cda su un enorme numero di incarichi e il fatto che il consiglio abbia voce in capitolo su ogni atto e non esclusivamente potere di indirizzo e di controllo”. “Ho posto questo problema – ha aggiunto Romani – e sono pronto a discutere delle soluzioni. Dall’opposizione si è parlato di amministratore unico: mi pare che l’ipotesi di un rafforzamento dei poteri del dg vada in quella direzione”. Dunque una mediazione “é possibile”. Quanto ai tempi per il varo della riforma, “se c’é disponibilità al confronto e si apre un processo di condivisione, che a prima istanza sembra esserci – ha detto Romani – i tempi sono poi quelli dell’attività politica tradizionale”.
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