RAI: PDL E PD AI FERRI CORTI. OGGI RIUNIONE DELLA COMMISSIONE DI VIGILANZA

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La giornata politica di oggi si presenta folta di impegni. Oltre alla riunione del Consiglio dei ministri convocata alle 10 a Palazzo Chigi dove si discuterà del disegno di legge per la finanziaria 2009 e della manovra economica triennale 2009-2011, alle 15 inizierà la riunione della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai con all’ordine del giorno l’elezione del presidente e dei vice presidenti. L’accordo tra maggioranza e opposizione sul nome di Leoluca Orlando (Idv) sembrava cosa fatta fino a qualche giorno fa, dopo dieci votazioni andate a vuoto, ma proprio ieri si e’ verificata piu’ di una tensione tra Pdl e Pd su questo tema.
Walter Veltroni ha convocato, questa mattina, il coordinamento del Pd in modo da saggiare gli orientamenti del suo partito. Non c’e’ accordo nel Pd sull’idea di uno scambio tra maggioranza e opposizione che preveda l’elezione di Pietro Calabrese a presidente della Rai e quella di Stefano Parisi ad amministratore delegato con la concomitante riforma della governance del servizio pubblico – nuove competenze per direttore generale e Cda – come auspicato da Paolo Romani, sottosegretario alle Comunicazioni. Critiche a questa ipotesi sono venute sia da Carlo Rognoni, attuale consigliere di amministrazione della Rai di area Pd, sia da Giovanna Melandri, ministro ombra della Comunicazione. Quest’ultima e’ tornata a chiedere prima la riforma della Legge Gasparri che regola la nomina del Cda della Rai e poi la scelta dei nuovi vertici di Viale Mazzini. Veltroni ha ventilato anche l’idea di una conferma di Claudio Petruccioli alla presidenza della Rai precisando che l’accordo tra maggioranza e opposizione sul governo del servizio pubblico radiotelevisivo e’ previsto dalla legge in vigore.

La situazione della Rai intanto langue pericolosamente. Il Cda e’ scaduto lo scorso 31 maggio, l’assemblea degli azionisti che era stata convocata ieri ha stabilito di aggiornare la riunione al 29 settembre. L’azienda e’ in attesa di conoscere le linee di un rinnovato piano industriale per far fronte a un decifit che rischia di crescere.
Quanto all’elezione di Orlando, basterebbe che l’opposizione votasse compatta sul suo nome e che la maggioranza garantisse il numero legale della Commissione (21 commissari su 40), limitandosi poi ad astenersi sulla candidatura dell’ex sindaco di Palermo che dopo quattro votazioni potrebbe essere eletto in quella definita di ”ballottaggio”. In questo modo, la Commissione avrebbe finalmente un presidente ma la maggioranza confermerebbe la decisione iniziale di non far confluire i propri voti sul nome di Orlando, ritenuto sgradito perche’ fa parte del partito di Antonio Di Pietro, indisponile a qualsiasi dialogo con il governo.
Fabiana Cammarano

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