RAI CINEMA: ANCHE L’AUDIOVISIVO È IN CRISI

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Una Spa in bilico tra slanci creativi cultura della crisi.
In origine faceva parte della Direzione Rai Cinemafiction. In seguito tale struttura è stata divisa in due unità distinte: Rai Cinema e Rai Fiction. La prima è diventata una Spa esterna alla Rai, ma controllata al 100% dalla tv di Stato. La seconda è un ramo della Rai che si occupa della realizzazione delle fiction tv, telefilm, cartoni animati o opere affini che vanno in onda sul servizio pubblico.
Ha una missione simile, ma non uguale a Rai Cinema Spa. Nata formalmente nel 1999, Rai Cinema fornisce alla Rai i diritti di sfruttamento televisivo di opere audiovisive, nonché distribuisce e commercializza le stesse.
In particolare l’oggetto sociale, tratto dalla visura della società, si fa capire l’ampiezza della “missione” dell’azienda. Si evince che Rai Cinema ha per oggetto «l’acquisizione, in Italia e all’estero, di diritti, anche parziali, di utilizzazione economica su opere audiovisive, cinematografiche, televisive, multimediali, in funzione delle esigenze produttive ed editoriali della Rai e delle società ad essa collegate». Tali diritti vengono poi ceduti alla tv di Stato. Inoltre tale società può anche distribuire, commercializzare e vendere i diritti ad altre società, anche estere.
Rai Cinema ha anche compiti “creativi”. Può infatti produrre opere audiovisive destinate al mercato, anche in collaborazione con altre società o esternalizzando la produzione. Inoltre può realizzare,organizzare e gestire dei circuiti di distribuzione nelle sale cinematografiche. Magari con la pubblicità relativa gestita dalla Sipra, che nel 2002 ha “internalizzato” la Publicitas Spa, che gestiva proprio la pubblicità dei circuiti cinematografici.
Rai Cinema è gestita da un cda con ampi poteri: può infatti nominare anche più di un dg, determinandone i compiti e la retribuzione. Il cda è stato eletto nell’estate del 2010 e sarà in carica fino alla fine del 2012. I consiglieri sono 5: il presidente è Franco Scaglia; l’ad è Paolo Del Brocco; poi ci sono Angela Filipponio, Gloria Tessarolo e Franco La Gioia.
C’è da precisare che il presidente, Franco Scaglia, ha il potere di stipulare, modificare, risolvere atti, convenzioni entro il limite di 500 mila euro per ogni singola operazione. Ma è l’ad, Paolo Del Brocco, che sembra avere le redini della situazione. Infatti l’ad, oltre che tracciare le linee guida della società, proponendo indirizzi generali, può stipulare, modificare e risolvere atti, convenzioni e contratti fino a ben 2,5 milioni di euro.
Non manca un collegio sindacale. Esso è composto da 5 sindaci, 3 ordinari e 2 supplenti. I primo sono Lanfranco Duò (che è anche il presidente), Orlando Fazzolari, Augusto Cesare Giannoni. I supplenti sono Leonardo Quagliata e Paolo Grassetti.
C’è da sottolineare che nel 2010 Rai Cinema ha incorporato la società di distribuzione cinematografica 01 Distribution, fondata nel 2002 proprio da Rai Cinema. La 01 Distribution rappresenta un fortino importante per Rai Cinema. La società di distribuzione ha nel suo listino decine di film l’anno, di cui buona parte sono italiani e quindi rappresentano una diretta proiezione dell’industria culturale italiana.
Rai Cinema ha un capitale sociale di 200 milioni di euro. Il tutto diviso in circa 38.800 azioni da 5,16 euro l’una. L’attività della società “smuove” ogni anno circa 40 milioni di euro. Il tutto tra produzioni, coproduzioni, acquisti e preacquisti. Pare che nel 2011 sia stato stipulato un contratto pluriennale con The Walt Disney Company Italia. L’accordo prevede l’acquisto da parte di Rai Cinema di un’ampia e prestigiosa selezione di contenuti televisivi: film campioni di incasso della Disney, storici e classici cartoon, capolavori animati targati Disney-Pixar, e famosissime serie tv di ABC Studios.
Rai Cinema “vivrà” almeno fino al 2030, anno in cui ne è prevista la teorica fine. Tuttavia con i tagli del piano “Salva Rai”, la società pare abbia già iniziato l’agonia. Sono stati tolti più di 5 milioni di euro tra Rai Cinema e Rai Fiction, nonostante alcune stime affermano che ogni euro investito nel settore della creazione culturale ne produce 2,1. E proprio per contrastare queste riduzioni di budget che decine di associazioni di categoria e di sindacati dei lavoratori non giornalisti, tra cui l’Anica, l’Atp, l’Art, l’Anac, l’Aidac, 100autori, la Slc-Cgil hanno deciso di protestare. In particolare l’Anica e l’Apt (le sigle più importanti del settore audiovisivo), di concerto con le Associazioni degli Autori e dei Sindacati, hanno stillato un programma per l’immediato rilancio: incentivare investimenti per idee, contenuti, autori e modelli produttivi nuovi che sfruttino le potenzialità della rete; stipulare contratti migliori senza «pratiche vessatorie e unilaterali che la Rai impone nei rapporti con i produttori, gli autori e i lavoratori e in tema di diritti»; un nuovo Contratto di Servizio 2013-2015 che rilanci l’industria dell’audiovisivo; una riforma dell’attività regolamentare dell’Agcom «in relazione al monitoraggio delle quote di investimento e programmazione della fiction d’acquisto che tuteli realmente le opere europee, le produzioni indipendenti e le coproduzioni».
Hanno aderto alla manifestazioni anche altre sigle e associazioni non relative al settore dell’audiovisivo come Articolo 21; Moveon Italia, Usigrai, Amc, Documentaristi Anonimi.
Come accennato prima Rai Cinema, oltre ad essere una mera Spa, è anche un veicolo per esportare la cultura italiana dell’audiovisivo. Maltrattarla sarebbe errore.

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