A Milano, ieri, si è tenuto un incontro, organizzato dalla Fondazione “Corriere della Sera”, sull’iniziativa promossa dal presidente Nicolas Sarkozy: la convocazione degli “Stati generali dell’editoria”. Al dibattito è intervenuto Bernard Spitz, docente di Economia della comunicazione alla Sorbona, ex consigliere del premier Michel Rocard, giornalista a Le Monde, nonché coordinatore degli Stati generali francesi.
In Francia le decisioni concrete si sono viste subito: ogni ragazzo che compie i 18 anni di età, avrà diritto per dodici mesi all’abbonamento gratuito, a un quotidiano a sua scelta. È il modello già sperimentato dal primo giornale del Paese per diffusione, “Ouest France”, che ha messo a segno una crescita del 15% della diffusione grazie a un esperimento-pilota molto simile compiuto in precedenza.
La Francia ha senz’altro le sue specificità ma, come ha ricordato il direttore del Corriere, Ferruccio de Bortoli, gli “Stati generali” racchiudono un messaggio anche per l’Italia. E non si tratta solo di come integrare carta e Web o far evolvere il modello di business in un’epoca in cui i diritti d’autore non sono tutelati abbastanza: “II metodo francese — ha detto de Bortoli — ci dice che questa non è un’industria come le altre ma un pezzo dell’identità nazionale: una consapevolezza culturale che purtroppo qui non c’è”.
Spitz ha spiegato come gli “Stati generali” abbiano favorito novità per esempio nella distribuzione o nella pubblicità istituzionale. E sia il segretario della Fnsi Franco Siddi che il presidente della Fieg, Carlo Malinconico, si sono detti d’accordo nell’applicare il metodo degli “Stati generali” in Italia.
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