Quotidiani italiani all’estero, consolati e Comites: la querelle in Parlamento

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Quotidiani all’estero, il caso adesso approda davanti al governo. I Comites non devono interferire con la linea editoriale dei quotidiani che parlano alle comunità degli italiani all’estero. Piomba, come un fulmine a ciel sereno, l’interrogazione parlamentare di Roberto Menia, senatore di Fratelli d’Italia, che chiede lumi al governo sulle scelte che hanno portato alla penalizzazione, se non alla cessazione delle pubblicazioni, di due importanti testate italiane “expat”. E cioè Gente d’Italia in Uruguay e Allora! in Australia.

Le parole di Menia sono nette: “I pareri che autorità consolari e Comites devono rendere sulla stampa italiana all’estero non devono configurarsi come un’interferenza con la linea editoriale del giornale e con l’esercizio del diritto di cronaca”. Ma, attualmente, un parere sfavorevole dei comitati può mandare a carte quarantotto un giornale estromettendolo dal finanziamento pubblico riconosciuto per legge. Menia ricorda che, per accedere ai fondi, le normative impongono che “si considerino prevalentemente diffusi all’estero i quotidiani e i periodici con una diffusione all’estero non inferiore al 60 per cento delle copie complessivamente distribuite”. E che “l’ufficio consolare italiano di prima categoria territorialmente competente per il luogo della sede legale dell’editore riceva dalle imprese editrici la domanda di ammissione al contributo, corredata da una documentazione istruttoria, la quale, verificata la completezza, viene da questi trasmessa al Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri”. La procedura prevede inoltre che “il capo dell’ufficio consolare include nella documentazione una sua dichiarazione che attesti la diffusione della testata presso la comunità italiana presente nel Paese di riferimento e la rilevanza della sua funzione informativa per la promozione del sistema Paese e della lingua e cultura italiana all’estero”. E qui sta il busillis dal momento che “la documentazione comprende, inoltre, il parere obbligatorio reso dal Comitato degli italiani all’estero della circoscrizione consolare di riferimento”.

Ma poi c’è la realtà che bussa e impone le sue ragioni. Menia, dopo la lunga premessa doverosa per inquadrare il problema in tutti i suoi aspetti fondamentali, ripercorre il caso di Gente d’Italia che, nonostante sia “unico quotidiano italiano edito e diffuso in Uruguay”, è stato “escluso dai contributi per l’editoria per il 2021”. Il senatore di Fdi ricorda che “il decreto di esclusione del Dipartimento per l’informazione e l’editoria del 27 febbraio 2023 fa riferimento alla dichiarazione dell’ambasciatore d’Italia a Montevideo del 25 febbraio 2022 (il quale afferma che “numerosi articoli risultano integralmente ripresi dalle maggiori agenzie generaliste o dalle testate specialiste in italiano o spagnolo. Gli articoli in spagnolo quasi mai riguardano l’Italia e riprendono generalmente notizie locali già presenti nella stampa uruguayana senza dare al lettore italiano un valore aggiunto rispetto a ‘El País’ con cui ‘La Gente d’Italia’ è venduto”. E ora veniamo al sodo e al nocciolo della polemica.

Secondo l’ambasciatore, ricorda Menia: “La sua crescente vena accanitamente provocatoria e polemica (…) tanto che è apparso un giornale teso a privilegiare le polemiche inutilmente divisive all’interno della Collettività, come se lo scopo fosse gestire un’arena di scontro a prescindere dalla corretta, completa e accurata informazione. Questo impianto denigratorio si è esteso anche a danno degli interessi imprenditoriali e della reputazione delle altre testate giornalistiche generando un indubbio danno al Sistema Paese”.

Parole durissime. “Corroborate” se così si può dire, da quelle espresse dal Comites di Montevideo: “”La Gente d’Italia non fornisce informazione adeguata per la collettività”, perché riporterebbe “dati irrazionali ed informazioni imprecise” e  “dalle sue pagine sorge una forma di fare giornalismo che danneggia fortemente l’immagine della collettività italiana”. Il giornale diretto da Domenico Porpiglia ha da tempo denunciato la situazione e ha fatto anche nomi e cognomi, spiegando ai lettori cosa stia accadendo tra Gente d’Italia e gli organismi consolari italiani. 

Dall’Uruguay all’Australia, Menia parla nella sua interrogazione parlamentare del caso di Allora! che “ha presentato la domanda di contributi per l’anno 2022” ma ne è stato escluso “con la medesima procedura”. Il senatore di Fdi ricorda: “A tal proposito, la dichiarazione del console generale italiano a Sidney ritiene che il quotidiano richiedente il contributo pubblichi articoli dal contenuto diffamatorio o che ricorrono in modo sistematico alla rappresentazione non veritiera di fatti e notizie e che come tali travalicano il legittimo esercizio di diritto di critica; entrambe le dichiarazioni appaiono estremamente aspre nei toni e stigmatizzano in modo forte le due testate che vengono descritte come faziose, che danneggiano il diritto all’informazione, e, più generalmente, l’immagine degli italiani all’estero e di suoi rappresentanti”. Accuse a cui il quotidiano italoaustraliano ha replicato con durezza.

Il problema che viene a crearsi è il conflitto con la Costituzione. Menia, infatti, ricorda giustamente che “la libertà di stampa è tutelata dell’articolo 21 della Costituzione”. Pertanto, aggiunge che “l’accertamento dei requisiti tracciati dalla normativa non deve configurarsi come interferenza con la linea editoriale del giornale e con l’esercizio del diritto di cronaca, soprattutto qualora il parere negativo sia di natura politica o derivi da qualcosa che le testate hanno pubblicato e non sia stato gradito dalle autorità consolari, dai Comites o da entrambi. Se così fosse, il ruolo delle autorità consolari e dei Comites produrrebbe un danno alla libertà di stampa in quanto “suggerirebbe” alle imprese editoriali di valutare ciò che pubblicano se intendono ottenere finanziamenti pubblici. Se applicato alle testate nazionali edite in Italia – avverte Menia – ciò determinerebbe un taglio drastico dei finanziamenti loro concessi”.

Menia, dunque, chiede al governo “se intenda verificare se le dichiarazioni rese dalle autorità consolari e dai Comites, in ordine alle richieste di contributo, siano fondate su motivi di natura politica o su fatti e valutazioni, resi noti dai quotidiani, che concernono direttamente le autorità consolari e i Comites e da questi non graditi” e se “qualora i fatti dimostrino che questi influenzino la libertà di stampa, quali iniziative si intenda adottare per garantire il rispetto del dettame costituzionale e se si ritenga opportuno incidere sulla legislazione vigente per rendere più espliciti e definiti ciò che in materia spetta alle autorità consolari e ai Comites”. Staremo a vedere.

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