PUTIN COMPRA IL CONSENSO: 10 MILIONI DI RUBLI PER ARTICOLI GIORNALISTICI, 15 MILA EURO AI BLOGGER

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Un gruppo pro-Cremlino gestirebbe una rete di troll informatici, coloro che interagiscono con una comunità virtuale tramite messaggi provocatori, cercando di creare una copertura lusinghiera per Vladimir Putin e screditare i media e gli attivisti dell’opposizione. La notizia si baserebbe su alcune e-mail private intercettate da un gruppo che si è autodefinito il braccio russo di Anonymous. Il gruppo ha pubblicato centinaia di messaggi ricevuti e inviati da Vasily Yakemenko, il primo leader del gruppo giovanile Nashi, ora a capo dell’agenzia federale della Gioventù del Cremlino, la sua portavoce, Kristina Potupchik, e altri attivisti.
Apparentemente inviate tra novembre 2010 e dicembre 2011, le e-mail sembrano confermare i sospetti di lunga data dei critici, secondo i quali il gruppo utilizzerebbe metodi loschi, finanziati dal Cremlino, per attaccare i presunti nemici e creare una fama positiva a Putin la cui popolarità sarebbe, secondo loro, inattaccabile.
La corrispondenza fornirebbe indicazioni sulla strategia del gruppo per aumentare la notorietà del primo ministro che, in contrasto con ciò che viene raccontato in televisione, è rappresentato come un ostaggio dell’opposizione. Diversi messaggi di posta elettronica inviati dagli attivisti a Potupchik conterrebbero di pagamenti da fare ai blogger e commentatori pro-Putin, alcuni dei quali sono pagati più di 600.000 rubli (più di 15 mila euro) per aver lasciato centinaia di commenti su articoli negativi in internet.
Secondo una e-mail, inviata a Potupchik il 23 giugno 2011, il gruppo avrebbe previsto di spendere più di 10 milioni per acquistare una serie di articoli sull’annuale campo estivo a Seliger in due popolari tabloid russi, Moskovsky Komsomolets e Komsomolskaya Pravda, e il quotidiano Nezavisimaya Gazeta. Arkady Khantsevich, vice direttore della Nezavisimaya Gazeta, ha però negato che i suoi giornalisti abbiano accettato denaro per gli articoli, pratica diffusa nella Russia post-sovietica. «Sì, abbiamo parlato Seliger, e continueremo a farlo», ha detto. «Ma il giornale non ha mai stipulato un contratto finanziario, nemmeno con i partiti politici». Ha quindi aggiunto che il giornalista che ha seguito il campo estivo aveva scritto sotto pseudonimo, e che il giornale non ha intenzione di indagare a riguardo. Un portavoce del servizio stampa, Moskovsky Komsomolets, si è invece rifiutato di commentare: «Non ho letto quello che è stato scritto su internet riguardo a un pagamento su Seliger. Non ci interessa». Komsomolskaya Pravda non ha risposto pubblicamente, non potendo essere raggiunto per un commento.

Il Cremlino ha cercato anche di andare oltre il movimento giovanile negli ultimi tempi. Sabato 4 febbraio, il giorno della protesta più recente dell’opposizione, il Cremlino ha portato migliaia di persone in strada per una manifestazione a sostegno della candidatura di Putin. Nonostante il fatto che il primo ministro resti, ufficialmente, il politico più popolare della Russia, secondo i resoconti sarebbero molti i dimostranti che erano stati costretti dai datori di lavoro o pagati per partecipare, confermando quindi il quadro dipinto nelle e-mail di un regime determinato a mantenere viva un’apparente popolarità.
«Queste strategie, ciò che fanno su internet e le proteste organizzate, sono molto simili», ha detto Alexey Navalny, il blogger anti-corruzione che appoggia il movimento di protesta. «Il loro problema principale è che non ci sono persone reali che sono pronte a sostenerli. Non hanno una persona che li supporta gratuitamente. Così devono pagare».
Secondo le e-mail, Nashi manipolerebbe anche il conteggio delle visite e le valutazioni dei video pubblicati su Youtube, invitando, a pagamento, gli attivisti a disprezzare i video anti-regime.
Le e-mail mostrerebbero la particolare attenzione di Nashi per Navalny, i cui blog e account di Twitter sono state fondamentali per l’organizzazione anti-Putin. Gli attivisti hanno proposto varie idee a Yakemenko, alcuni progetti sono stati poi realizzati, come un video per bambini in cui vengono confrontati Navalny e Hitler, ad altri che sono stati respinti, come di mettere qualcuno vestito come il blogger a chiedere l’elemosina davanti all’ambasciata degli Stati Uniti.
Gli hacker hanno detto al portale di notizie online Gazeta.ru che hanno effettuato l’hack, programmato dalla primavera del 2012, «come segno di protesta contro le azioni del governo nella sfera pubblica su internet. Il nostro obiettivo finale è quello di non permettere ai banditi di mettere in ginocchio l’internet russo», ha detto il gruppo.

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