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Pubblicità digitale, gli Usa mettono Google alla sbarra

Pubblicità digitale, Google finisce ancora una volta nei guai per abuso di posizione dominante. Ma questa volta a trascinare Alphabet davanti al tribunale ci ha pensato direttamente l’America. Piove sul bagnato a Mountain View. Dopo aver licenziato dodicimila persone con una mail, dopo aver registrato l’avanzata di Microsoft nel campo dei chatbot che potrebbe rivoluzionare il mondo dei motori di ricerca dandole una mazzata terrificante, Google adesso si dovrà ritrovare a rispondere in tribunale per l’accusa di abuso di posizione dominante sul mercato della pubblicità digitale negli Stati Uniti. Non è una grossa novità per Alphabet, che procedimenti (e sanzioni) del genere ne ha già attraversati moltissimi, specialmente in Europa e persino in Italia. Il fatto, come riferisce l’agenzia Bloomberg, rischia di essere ancora più importante perché ad avviare la causa per posizione dominante negli States è il dipartimento di Giustizia. Le autorità americane si sono già mosse, ormai da tempo, sul fronte delle pratiche del motore di ricerca rispetto alle richieste e alle ricerche degli utenti e ai risultati pretesi distorti delle stesse. Inoltre c’è il tema della pubblicità digitale drenata, letteralmente, da Google che lascia solo le briciole agli altri. Un tema gigantesco che va assolutamente risolto perché, altrimenti, non se ne esce. Se è vero che la via digitale è ormai obbligata per l’informazione e l’editoria, il mercato della pubblicità online va liberalizzato il più possibile e occorre normalizzare l’assetto attuale del sistema, troppo, eccessivamente, schiacciato sugli interessi delle cosiddette Over the top.

Luca Esposito

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