PUBBLICATO IN G.U. IL DECRETO “OMNUBUS”. IL PUNTO SU INCROCI STAMPA/TV E SUL DESTINO DELLE TV LOCALI

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Per quanto riguarda la proroga degli del divieto di incroci tra settore della stampa e settore della televisione, si stabilisce che “I soggetti che esercitano l’attivita’ televisiva in ambito
nazionale su qualunque piattaforma che, sulla base dell’ultimo provvedimento di valutazione del valore economico del sistema integrato delle comunicazioni adottato dall’Autorita’ ai sensi del presente articolo, hanno conseguito ricavi superiori all’8 per cento di detto valore economico e i soggetti di cui al comma 11 non possono, prima del 31 dicembre 2012, acquisire partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani o partecipare alla costituzione di nuove imprese editrici di giornali quotidiani, con l’eccezione delle imprese editrici di giornali quotidiani diffusi esclusivamente in modalita’ elettronica. Il divieto si applica anche alle imprese controllate, controllanti o collegate ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile”. Questi potremmo definirli veri e propri “paletti” anti sky e telecom. Il Decreto, diventato Legge, taglia loro ogni possibilità.

L’articolo 4 del Decreto si può invece definire una vera e propria “mannaia” per l’emittenza locale. La norma – figlia della Legge di Stabilità 2011 – attraverso l’introduzione di alcuni criteri selettivi è finalizzata all’assegnazione dei diritti d’uso ad operatori di rete in ambito locale con l’obiettivo di liberare la banda di frequenza messa a gara, permettendo – secondo il Governo – di introitare i tanto agognati 2,4 mld di euro previsti nella finanziaria 2011.
Ma non è tutto. Il Ministero dello sviluppo economico, entro il 30 giugno 2012 dovrà provvedere all’assegnazione dei diritti di uso relativi delle frequenze.
In ambito locale sarà un disastro poiché per quanto concerne le frequenze utilizzate legittimamente dalle tv locali, lo stesso Ministero dovrà predisporre per ciascuna area
tecnica o Regione, una graduatoria dei soggetti legittimamente
abilitati alla trasmissione radiotelevisiva in ambito locale che ne
facciano richiesta sulla base dei seguenti criteri:
a) entita’ del
patrimonio al netto delle perdite;
b) numero dei lavoratori
dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato;
c) ampiezza
della copertura della popolazione;
d) priorita’ cronologica di
svolgimento dell’attivita’ nell’area, anche con riferimento all’area
di copertura.
Non si conoscono ancora i parametri di valutazione ma il punto c) rappresenta un vero e proprio handicap per tutte quelle tv locali, che, a causa dell’orografia territoriale, sono costrette, per avere una copertura omogenea dell’intero territorio, a servirsi di una rete di diffusione formata da numerosi impianti, spesso collocati in zone con densità abitativa molto bassa.
Il conto alla rovescia per molte di esse ormai è iniziato. Ci sarà sicuramente chi continuerà ad esercitare l’attività di operatore di rete ma molti dovranno “accontentarsi” di veicolare i propri contenuti su piattaforme altrui. Senza contare che entro l’autunno il Ministero inizierà a stabilire le quote da pagare per il diritto d’uso delle frequenze. C’è da giurare che il conto sarà molto salato.
Giuseppe Liucci

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