PRESENTATO IN COMMISSIONE VIGILANZA L’ATTO DI INDIRIZZO SULLA TV DIGITALE

0
534

Atto di indirizzo sulla tv digitale

La Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei
servizi radiotelevisivi

visti

la legge 14 aprile 1975, n. 103, che stabilisce i compiti e i poteri della
Commissione; la legge 3 maggio 2004, n. 112, che stabilisce i compiti del
Servizio pubblico generale radiotelevisivo, ed il Testo unico della
radiotelevisione, approvato con decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177;

tenuto conto

che la missione del servizio pubblico radiotelevisivo è disciplinata
dall’insieme di tali disposizioni;

considerato

che il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo deve essere necessariamente
adempiuto anche nell'ambito delle evoluzioni tecnologiche offerte dalle
piattaforme satellitari, analogiche e internet;

considerato altresì

che il processo di switch over di Raidue e Rete Quattro, avvenuto il 17 giugno
nella Regione Lazio ha avuto luogo con forti impatti negativi per gli utenti,
disagi ed imprevisti. Nonostante il passaggio al sistema DDT sia stato sancito
con decreto ministeriale recante data 10 settembre 2008, la transizione è
avvenuta con informazioni lacunose su modalità e tempi del passaggio, accesso
agli incentivi, varietà delle nuove tecnologie, a detrimento degli utenti. Il
susseguirsi di eventi negativi ha seriamente disincentivato il pubblico
televisivo, causando perdite di ascolti ragguardevoli, ben più consistenti che
nei passati esperimenti di switch over, quali quello sardo. L'atteggiamento
degli utenti potrebbe addirittura significare una forma di rinuncia al digitale
terrestre, con gravi ripercussioni in termine di share ed introiti pubblicitari.
Tale circostanza potrebbe essere prodromica di ben più gravi ripercussioni in
vista della prossima ri-canalizzazione di Raiuno che avverrà entro giugno per
dare spazio ad Europa 7, che toccherà, secondo le stime, 14 milioni di persone
appartenenti a circa 1300 comuni. Il caso della regione Lazio è emblematico:
dopo le suesposte vicissitudini dovute alla migrazione al digitale di due soli
canali si profila dunque un orizzonte complicato dallo spostamento di Raiuno
sull’analogico e, ancor più dal passaggio televisivo, pianificato a metà
novembre, di tutti i canali analogici al digitale: lo switch off. Trovano quindi
consistenza richieste di maggiore chiarezza, miglior presidio dell’operazione,
più efficace supporto delle fasce più deboli, anche nella fase di "post-avvio";

formula

le seguenti raccomandazioni nei confronti della Società concessionaria del
servizio pubblico radiotelevisivo affinché:

1. Nell'ottica del passaggio alla piattaforma
digitale terrestre sia garantito il rispetto della competizione industriale, il
principio del libero mercato e della concorrenza. Tali principi sono da
ritenersi particolarmente stringenti nella circostanza che vede due soggetti
competitori del mercato del sistema televisivo "in chiaro", Rai e Mediaset,
unirsi in una alleanza strategica per il varo di una piattaforma digitale
terrestre,"Tivù srl" (partecipata pariteticamente da RAI e Mediaset, ognuna con
una quota del 48%, il restante 4%, è invece detenuto da Telecom Italia Media),
per conquistare un nuovo spazio di mercato televisivo che dovrebbe essere
auspicabilmente caratterizzato anch'esso dalla più vasta offerta competitiva. La
Commissione rileva l’importanza per la RAI di dare piena attuazione al contratto
di servizio 2007-2009, laddove prevede un obbligo specifico di cessione dei
propri contenuti di servizio pubblico a tutte le piattaforme distributive,
indipendentemente dal mezzo trasmissivo utilizzato, fatti salvi i diritti dei
terzi e la garanzia di fruizione senza oneri aggiuntivi da parte degli utenti
(cfr. art. 26 del contratto di servizio). E’ fondamentale assicurarsi che le
scelte di RAI siano sempre compatibili con i principi di neutralità tecnologica
e accessibilità alla programmazione espressi nel menzionato contratto di
servizio. La Commissione sottolinea quindi la necessità di garantire la libertà
di informazione, in un panorama televisivo lungamente caratterizzato dal
conflitto di interessi espresso dalla proprietà della famiglia del Presidente
del Consiglio dei Ministri dell'azienda Mediaset, leader del mercato televisivo.
Necessario quindi scongiurare il rischio, dannoso per aziende e utenti, di
sottoporre la RAI ad alleanze industriali che ne pregiudichino qualità e libertà
d'azione, con specifico riguardo alla salvaguardia delle prerogative ed il ruolo
della partecipante società pubblica rispetto ad eventuali possibili patti di
sindacato o accordi tra gli altri due soci privati. Si rammenta, altresì, la
necessità di ottemperare alla normativa comunitaria relativa alle posizioni
dominanti di mercato, scongiurando il rischio di oligopoli, potenzialmente in
grado di recare nocumento in termini di standard qualitativi, economici e
competitivi;

2. La Commissione ritiene basilare il rispetto del
dettato della legge 20 luglio 2004, n. 215 in merito ai conflitti di interessi,
quale garanzia del pluralismo dell'informazione, pietra basilare del servizio
radiotelevisivo pubblico. E' quindi con fermezza che si sottolinea la diversità
positiva in capo alla Rai, azienda pubblica che non persegue solamente meri
parametri economici, ma si caratterizza per il valore che attribuisce alle sue
trasmissioni oltre che l'obbligo di adamantina terzietà rispetto al potere
politico;

3. Relativamente alle dinamiche aziendali che
riguardano la probabile uscita dalla piattaforma satellitare Sky, la commissione
esprime la richiesta di una quantificazione del possibile risultato economico
derivante da questa decisione, stanti le previsioni di mancato guadagno pari a
50 milioni di euro per 7 anni, 120 milioni l'anno per i diritti di Rai Cinema,
ed in termini di introiti pubblicitari e audience garantiti dal 13% del pubblico
RAI fruitore attraverso la parabola Sky. Si richiede altresì la quantificazione
degli oneri finora sostenuti dalla RAI per il passaggio al sistema DTT e per
incentivare l'acquisto dei decoder. Da fonti di stampa risulterebbero infatti
investiti circa 700 milioni di euro, attinti in parte dal canone versato dai
contribuenti, congiuntamente a non meglio quantificate somme per campagne
pubblicitarie a sostegno del digitale. Sempre sotto il profilo dei costi, la
Commissione accoglie con preoccupazione le comunicazioni provenienti dalle
associazioni consumeristiche che quantificano previsioni di costi per l'utente
molto superiori ai previsti 30 euro, e sollecita l'azienda ad intervenire
positivamente;

4. Con riferimento alla tutela dell'ambiente e del
paesaggio, si manifesta sin da ora la richiesta di un formale impegno al fine di
evitare la diffusione selvaggia di tralicci ad alto impatto visivo e potenziali
sorgenti di inquinamento elettromagnetico.

Pardi, Vita, Formisano

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome