PIRATERIA: C’E’ LA MANO DI PYONGYANG DIETRO IL BLITZ INFORMATICO SCATENATO A MARZO CONTRO LA COREA DEL SUD

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In attesa dei missili…veri, che più volte Pyongyang ha minacciato di lanciare, emergono, a poco a poco, nuovi retroscena sull’attacco informatico sferrato ai danni delle principali istituzione Sudcoreane, poco meno di un mese fa.
E’ accaduto lo scorso 18 marzo quando i tre principali canali televisivi di Seul (Kbs, Mbc e Ytn) e le banche Shinhan e Nonghyu, sono state messe fuori uso da un maxiblitz messo a segno da un pool di cyber pirati.
Gli stessi che hanno, poi, rivendicato la paternità del raid autodefinendosi legati ad un non meglio identificato gruppo denominato “Whois Team”.
Da subito gli inquirenti hanno seguito la pista che riconduceva agli esponenti attivisti della Corea del Nord.
Tesi avvalorata anche dalla corposa presenza di un autentico esercito di “guerrieri” del web legato al regime di Pyongyang (sarebbero infatti circa 3.000 le reclute impiegate per i blitz telematici).
Tuttavia, quelle che fino a pochi giorni fa erano solo ipotesi di natura investigativa, nel giro di poche ore, si sono trasformate in certezze grazie alle indagini condotte da un funzionario dell’agenzia sudcoreana per la sicurezza di internet, Chun Kil-soo, il quale ha notato l’esistenza di notevoli e palesi similitudini tra l’ultimo attacco subìto e quelli eseguiti in passato dagli hacker che operavano a Nord del 38° parallelo.
Morale della favola: la mano, o meglio il mouse, che si nasconde dietro gli ultimi raid, sarebbe lo stesso che avrebbe agito anche in occasione dell’assalto del 18 marzo.
Ed ora avrebbe anche una comprovata e precisa provenienza geografica: la Corea del Nord.
Se tutto ciò ancora non bastasse a convincere gli scettici più incalliti, basti pensare alla prova secondo la quale i computer utilizzati dai cyber warrior corrisponderebbero alla perfezione con sei terminali nordcoreani.
Dunque una volta identificati peccato e peccatore non resta che correre ai rimedi ed a tal proposito sono attese dichiarazioni al fulmicotone dai rispettivi leader di governo delle due fazioni in lotta. Purché questa “guerra” resti limitata alla rete virtuale, s’intende.

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