PARTE OGGI LA RIFORMA SARKOZY: LA TV PUBBLICA PERDE GLI SPOT

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Parte oggi la prima tappa della riforma della tv pubblica che sembra stare particolarmente a cuore al Presidente francese, Nicolas Sarkozy. Da oggi, 5 gennaio 2009, infatti, a partire dalle ore 20 e fino alle ore 6 non ci saranno più “consigli per gli acquisti”, e dal 2011 la fascia “liberata” sarà totale, 24 ore su 24.
La misura Sarkozy, annunciata un anno fa dall’inquilino dell’Eliseo nella sorpresa generale dei gestori delle telecomunicazioni nazionali, prenderà così corpo modificando, e non di poco, i palinsesti delle principali emittenti del servizio pubblico, France 2 e France 3, nonché delle sorelle France 4, France 5 e France O. In particolare, ad essere sconvolto sarà il prime time, la fascia della prima serata, che sarà anticipata alle 20:35, qualche minuto dopo la conclusione dei tg della sera. Il provvedimento, che di certo accontenterà milioni di telespettatori con una programmazione senza più soluzione di continuità, pone, però, non pochi interrogativi sul futuro delle tv private, dove l’anticipazione del prime time potrebbe scatenare un adeguamento dei palinsesti dei servizi di informazione.
Le altre tv, dove la pubblicità non sarà toccata, potrebbero, infatti, avere una ricaduta in termini di ascolti durante il prime time, dovuta all’anticipazione di certa programmazione pubblica, fino a ieri parallela a quella privata, e dunque alla possibile fuga dei telespettatori verso la concorrenza.
Per il momento, la principale rete privata, Tf1 ha annunciato di non seguire le tv pubbliche, fissando l’inizio del prime time alle 20.50. L’altra tv privata più forte, M6, ha fatto invece già sapere che anticiperà di una decina di minuti la sua prima serata. Mentre Canal Plus, principale tv a pagamento, non cambierà, per ora, i suoi orari: “vediamo se la gente si muove”.
Ma la manovra di Sarkozy è accompagnata da un mare di polemiche. Prima di tutto c’è il presunto regalo fatto alle tv private (in particolare a Tf1) che continueranno a trasmettere pubblicità e dunque ad assicurarsi introiti maggiori rispetto al servizio pubblico. La maggiore preoccupazione, però, riguarda il mancato introito in termini di pubblicità (stimato in 450 milioni di euro) per il servizio pubblico: France Televisions, nelle cinque reti televisive, ha circa 11.000 dipendenti, fra impiegati, giornalisti e tecnici.
Per il momento, gli introiti pubblicitari saranno compensati da una serie di tasse: una, fra l’1,5% e il 3%, applicata sulle reti televisive private che raggiungono gli 11 milioni di fatturato pubblicitario; un’altra, dello 0,9%, sui servizi forniti dagli operatori di telecomunicazioni, che hanno un fatturato superiore ai 5 milioni di euro; il canone televisivo che sarà indicizzato sul tasso d’inflazione.
Tuttavia, nessuno in Francia è in grado, oggi, di assicurare il futuro mantenimento dell’efficienza del servizio pubblico dopo la soppressione degli spot, soltanto attraverso il canone e le nuove tasse provenienti dal settore privato. Per questo motivo, e per le altre misure della riforma del settore radiotelevisivo pubblico, che prevedono anche di affidare al governo la nomina del presidente di France Televisions – prima di competenza dell’authority televisiva, il Csa (Conseil Superieur de l’Audiovisuel) – i sindacati sono già sul piede di guerra da tempo, e per il futuro promettono scioperi e atti di protesta.
Vincenza Petta

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