Par condicio, alta tensione in Commissione vigilanza Rai

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Dalla Commissione vigilanza Rai è arrivato il via libera al nuovo regolamento della Par condicio ma la polemica è servita. Il fronte, una volta tanto, compatto delle opposizioni attacca il centrodestra al governo. Il campo largo, che ormai sembra appartenere già alla storia recente della politica elettorale del Paese, torna a far capolino davanti al regolamento della Par Condicio passato in Commissione vigilanza Rai. A far saltare i nervi alla minoranza c’è la questione legata alla possibilità di non conteggiare come spazio “di parte” quello assegnato agli esponenti del governo impegnati in comunicazioni istituzionali.

Il M5s con il capogruppo Dario Carotenuto suona la carica: “Ieri sera in Commissione di vigilanza è stata scritta una brutta pagina per il Parlamento e per il servizio pubblico. La maggioranza si è posta con un atteggiamento inaccettabile rifiutando qualsiasi tentativo di mediazione su alcuni dei problemi che abbiamo sollevato, il che è del tutto inaccettabile per la natura di un provvedimento come la par condicio, che dovrebbe servire a garantire il pluralismo e a tutelare i cittadini. Hanno imposto una norma che dà il via libera agli interventi dei ministri nelle trasmissioni di approfondimento, così che Meloni e i suoi potranno parlare liberamente nei talk e nelle trasmissioni con la scusa della comunicazione istituzionale. Tutte le opposizioni sono state unite nella richiesta di ragionevolezza che la maggioranza ha praticamente ignorato, procedendo con un atto di arroganza che è assolutamente inaccettabile”.

Feroce reazione anche in casa Pd col capogruppo al Senato Francesco Boccia che attacca: “Siamo di fronte alla deriva orbaniana del nostro Paese. Una deriva imposta dal governo Meloni che ha reso schiavo il Parlamento della volontà della maggioranza. Dopo più di 20 anni viene cambiato, votato solo a maggioranza, il regolamento della par condicio, che per la prima volta si discosta in modo eclatante dalle indicazioni dell’Agcom, favorendo la distorsione informativa a favore del governo stesso”. Ma non basta. Boccia insiste: “Un governo che usa discrezionalmente il suo potere per colpire e indebolire gli altri livelli istituzionali. Che impone con la forza riforme su autonomia e premierato che indeboliranno l’unità del Paese e il ruolo del Capo dello Stato sfasciando le nostre istituzioni. Che, con arroganza, non trasmette i numeri programmatici del DEF al Parlamento, rinvia tutto a settembre come se le Camere fossero sciolte fregandosene della procedura d’infrazione a cui ci sottoporrà l’Europa e lasciando nell`incertezza imprese e cittadini. Nel frattempo cerca di fare cassa con concordati fiscali e condoni edilizi. Il Parlamento ormai è diventato on demand rispetto alle esigenze del governo”.

Critiche arrivano anche dalla sinistra di Avs: “Quando erano all’opposizione le regole sulla par condicio andava bene, ora che sono al governo le cambiano per occupare ancora di più spazi nel servizio pubblico con la scusa della comunicazione istituzionale – ha dichiarato in una nota il capogruppo Peppe De Cristofaro -. Ieri sera in commissione di Vigilanza la destra non ha voluto sentire ragioni e, forte del sostegno di Palazzo Chigi, ha votato a maggioranza il regolamento sulla par condicio per le elezioni europee di giugno. Per la prima volta dal 2000 la commissione di Vigilanza approva una delibera non in linea con quella dell`Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Un precedente pericoloso e grave, ma soprattutto la conferma che quella che governa il Paese è una destra antidemocratica che considera la Rai, il servizio pubblico, cosa sua. Gravissima poi la norma salva Petrecca, che permetterà al più meloniano dei direttori Rai di mandare in onda su Rainews24 i comizi della Meloni senza dover poi rispondere di violazione del pluralismo. La Par condicio nasce per garantire spazi uguali per tutti e per tutelare le opposizioni e le minoranze non la maggioranza e il governo. Il regolamento approvato non garantisce più il corretto svolgimento e una corretta informazione ai cittadini nella tv di servizio pubblico”.

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