Papa Leone incontra i giornalisti: “Chi gestisce gli algoritmi?”

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Papa Leone incontra i giornalisti e li esorta a non svendere mai la propria autorevolezza. Una lezione, quella del Pontefice, importante che è stata pronunciata nel corso della 39esima conferenza di Minds International a cui hanno preso parte cronisti delle maggiori agenzie di stampa mondiali. Un discorso incentrato sull’economia della comunicazione che, però, il Santo Padre ha allargato, come era ovvio e giusto che fosse, ai problemi dell’informazione e soprattutto alle prospettive dell’informazione oggi, in un’epoca assediata da innovazioni digitali su cui hanno (vero) potere solo pochi campioni mondiali. A cominciare dall’intelligenza artificiale su cui, già più e più volte, era intervenuto con solennità e visione il predecessore di Leone, Papa Francesco.

Ai giornalisti, il Papa ha detto: “L’ economia della comunicazione non può e non deve separare il proprio destino dalla condivisone della verità. Trasparenza delle fonti e della proprietà, accountability, qualità, obiettività sono le chiavi per restituire ai cittadini il loro ruolo di protagonisti del sistema, convincendoli a pretendere un’informazione degna di questo nome”. E quindi ha aggiunto: “Gli algoritmi generano contenuti e dati in una dimensione e con una velocità che non si era mai vista prima. Ma chi li governa? L’intelligenza artificiale sta cambiando il modo con cui ci informiamo e comunichiamo, ma chi la guida e a quali fini?”. La domanda delle cento pistole. “Dobbiamo vigilare perché la tecnologia non si sostituisca all’uomo, e perché l’informazione e gli algoritmi che oggi la governano non siano nelle mani di pochi”, ha quindi ingiunto il Pontefice. Quindi Papa Leone ha concluso il suo intervenuto ringraziando i giornalisti e gli operatori della comunicazione: “Cari amici, grazie per il vostro lavoro! Auguri per la vostra riflessione sulle sfide che avete davanti. Il mondo – ha concluso – ha bisogno di un’informazione libera, rigorosa, obiettiva. Vale la pena di ricordare, in questa circostanza, il monito di Hannah Arendt per la quale il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto oppure il comunista convinto, ma la persona per la quale non c’è più differenza tra realtà e finzione, tra il vero e il falso”.

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