NUOVO CODICE TV E MINORI. BASTERÁ A TUTELARLI?

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Vietati programmi «pornografici o violenti gravemente nocivi». Bollino rosso, giallo o verde per tutte la durata delle trasmissioni. È questo lo schema di decreto legislativo del nuovo Codice tv e minori, approvato qualche giorno fa dal Consiglio dei ministri, che si rifà agli standard europei.
La proposta è venuta proprio dal ministro per gli Affari europei. Dal provvedimento emerge l’intenzione del governo di salvaguardare l’utenza indifesa, in particolare i minori, dalle insidie della tv.
«Le modifiche approvate uniformano, sul piano lessicale, le norme italiane con la disciplina comunitaria e la arricchiscono con alcune ulteriori previsioni a tutela dei minori, recependo gli orientamenti espressi dal Comitato per la Tutela dei minori. In particolare, i piccoli spettatori sono garantiti mediante la presenza per tutto il programma (e non più solo all’inizio) del simbolo visivo che avverte dei contenuti inadatti e mediante un più ampio utilizzo delle nuove tecnologie che consentono al genitore di utilizzare codici personali di accesso», spiega la nota del governo.
Tra le trasmissioni in chiaro solo quelle on demand, ovvero quelle appositamente cercate dall’utente, potranno ospitare contenuti vietati ai minori di 18 anni. L’unica zona franca saranno le tv a pagamento che non avranno vincoli.
C’è da dire che negli ultimi anni le tv più viste sono proprio quelle pay. Queste ultime hanno una programmazione alla moda che fa molto presa sugli adolescenti. Poi c’è internet. Nel mare magnum della rete si trova di tutto e di più. Tutelare i minori con qualche bollino rosso e un divieto potrebbe essere come arginare uno tsunami con uno steccato di legno.
Il presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, Antonio Marziale, a fine ottobre del 2011 (in occasione del decennale della sua fondazione), in un’intervista su Libero, criticò l’intero sistema mediatico italiano, puntando il dito sui notiziari. «I tg sono la pornografia della tv, persino peggio del grande Fratello», affermò Marziale che criticò l’abuso di immagini forti, come il cadavere di Gheddafi o la testa esangue di Bin Laden, che non aggiungono nulla all’informazione. Il presidente dell’Osservatorio non digerì neanche l’accanimento mediatico nei confronti tragedie, come quelle di Avetrana e Brembate. Marziale definì il tutto come «spettacolarizzazione del dolore».
Ritornando allo schema del decreto, di certo può rappresentare un passo in avanti verso gli standard europei, ma bisogna essere consapevoli che per tutelare i minori ci vuol ben altro. Anzi, con il sistema multimediale attuale, forse non è possibile.
Egidio Negri

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