Nichi Grauso, l’uomo che guardava al futuro

0
384

Nichi Grauso era un editore diverso. Talmente diverso da non sembrare nemmeno un editore, nell’asfittico e ingessato mondo dell’editoria italiana. In un ambiente fatto di convenzioni, lui rappresentava l’“anti” per eccellenza: talmente in anticipo sui tempi da risultare puntualmente fuori tempo.

Ho avuto la fortuna di conoscerlo ai tempi di ἡ πόλις, una delle iniziative editoriali più innovative degli ultimi trent’anni, arenatasi purtroppo nelle secche del mercato italiano. Grauso aveva intuito la portata rivoluzionaria del web quando Internet sembrava ancora una cosa per pochi addetti ai lavori. Aveva fondato “Italia on Line” quando l’Italia non era ancora online, gettando le basi del futuro successo imprenditoriale di Renato Soru, allora suo collaboratore.

Come sempre, aveva colto il valore dei domini web: ne acquistò in gran quantità, spesso nomi di marchi famosi. Ma i giudici, con lui mai teneri, decisero che “diamo a Fiat anche quel che non è di Fiat”.

A Cagliari, era il 2004, mi parlò per la prima volta di smart working: “Le nostre redazioni saranno nei bar, nelle piazze. Con i portatili, i nostri giornalisti produrranno informazione per la gente, in mezzo alla gente.”

E così cominciò la guerra con la Federazione nazionale della stampa, che, come spesso accade, senza comprendere davvero le intenzioni di questo strano editore sardo, cercò di ostacolare un modello di lavoro che poteva mettere in discussione le tutele tradizionali dei redattori dei grandi giornali.

Torniamo però a ἡ πόλις: “Il giornale deve essere cercato per essere trovato gratuitamente. – diceva – Alle nove deve essere finito: chi arriva tardi, lo compra in edicola.” Non blocchi di copie buttate a terra, ma consegnate in esercizi commerciali scelti in base ai flussi dei cittadini. Era ancora il 2004 – un’era geologica fa – e Grauso già utilizzava grandi schermi e Google Maps per capire come si muoveva la gente. Nacque così un’altra guerra, quella con i giornalai, che volevano l’esclusiva.

Completamente fuori dalla logica della free press, Grauso l’aveva concepito per diventare un quotidiano di qualità, con opinionisti autorevoli, redazioni composte da giovani brillanti e desiderosi di fare informazione viva, non paludata.

Sotto il profilo dei contenuti, immaginò semplicemente un giornale libero, autorevole, senza padroni, se non quella formula imprenditoriale aperta a tutti. E così, sulle sue pagine, si trovavano fianco a fianco giovani giornalisti e firme autorevoli, in una contaminazione che portava una ventata di freschezza nell’editoria italiana.

Il modello imprenditoriale era del tutto innovativo: un’edizione centrale, nazionale, rafforzata da pagine locali per ogni città. ἡ πόλις: nel nome, il programma.

Pensò a tutto, tranne che alla pubblicità. La affidò a una concessionaria di un grande gruppo editoriale nazionale, che non si curò affatto di rispettare i budget previsti. Così, un giornale che arrivava a diffondere quasi 800.000 copie al giorno si trovò presto in gravi difficoltà economiche. Entrarono nuovi soci, provenienti dal mondo della finanza e della politica, che svuotarono il progetto della sua carica innovativa.

Ai numeri veri delle copie diffuse e alla meticolosità di un’idea visionaria si sovrapposero numeri falsi, invenzioni contabili.

E il giornale chiuse.

Ma Nichi era già altrove, come con Internet: il suo obiettivo non era fare denaro – figuriamoci finanza – ma dimostrare che un altro modello di comunicazione e informazione era possibile.

Ricordo con nostalgia le nostre lunghe conversazioni nel suo studio di Cagliari, parlando dei “massimi sistemi”, di futuri impossibili che forse, grazie a lui, avrebbero potuto diventare possibili.

Negli ultimi anni ci sentivamo circa una volta all’anno, giusto per salutarci. Rimpiango di aver rimandato troppo a lungo un viaggio a Cagliari, per avere notizie del futuro.

Perché lui era l’uomo del futuro. Talmente remoto, da non averci consentito di comprenderne fino in fondo il valore.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome