MINZOLINI CONTRO LA RAI. IL 22 FEBBRAIO IL RICORSO D’URGENZA PER IL REINTEGRO AL TG1

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Il 22 febbraio ci sarà il ricorso d’urgenza per il reintegro di Minzolini alla guida del Tg1. Federico Tedeschini e Nicola Petracca faranno valere le ragioni del “direttorissimo” contro la decisione del cda Rai.
Tutto iniziò il 20 maggio del 2009 quando Minzolini venne nominato direttore del Tg1, ottenendo il consenso del presidente Garimberti e la fiducia del cdr. A nulla servì la protesta dei consiglieri del centrosinistra che abbandonarono l’aula al momento della votazione giudicando la nomina “irricevibile”. Triste presagio. Cinque mesi dopo, nell’ottobre del 2010, l’Agcom diffida il Tg1 per forte squilibrio a favore della maggioranza di centrodestra. A fine marzo 2011 l’Autorità dà al Tg1 (in compagnia del Tg4 e di Studio Aperto) un ordine di riequilibrio immediato: c’erano le regionali e il referendum alle porte e anche stavolta la maggioranza aveva un “minutaggio” maggiore. Il 23 maggio 2011 il tg dell’ammiraglia ottiene, insieme al Tg4, una multa di 258.230 mila euro per violazione recidiva dei regolamenti elettorali.

Non finisce qui. La linea editoriale risulta spesso ambigua e suscettibile di faziosità. Il cdr si spacca e i giornalisti “dissidenti” vengono sostituiti. Intanto il Tg1 perde credibilità, l’audience cala e tocca i minimi storici. Si vorrebbe cambiare, ma il cda è ingessato in quanto per la maggioranza, composta da Pdl e Lega, va tutto bene. Il dg Rai, Lorenza Lei, temporeggia nonostante le ripetute sollecitazioni dell’opposizione, dell’Usigrai e dello stesso presidente Garimberti.

A destituire Minzolini arriva, il 14 ottobre, il rinvio a giudizio della procura di Roma per “folli” spese, non autorizzate, fatte con la carta di credito aziendale: 74.636 mila euro spesi per soggiorni “esotici” accompagnati da pasti luculliani e pernottamenti di lusso. Per Minzolini si tratta di spese di lavoro e restituisce la somma. Per la magistratura il reato rimane: è peculato.
Con l’arrivo di Monti al posto di Berlusconi viene rispolverato l’articolo 3 della legge 97/2001. La norma prevede per i dipendenti delle aziende pubbliche, o a prevalente partecipazione pubblica, rinviati a giudizio dalla magistratura penale, il trasferimento ad altro incarico di uguale prestigio e pari stipendio fino a colpa accertata.
Il dg Rai chiede la sostituzione. Il 13 dicembre il cda approva. Ecco che arriva l’interim di Maccari, pensionando direttore dei Tgr, berlusconiano moderato. Una soluzione momentanea (così doveva essere!) che accontenta tutti.
Ma Minzolini non ha mai smesso di difendere il suo operato, parla di «porcata» e fa ricorso. Petracca e Tedeschini probabilmente si giocheranno la carta dell’inapplicabilità della legge usata per sostituire Minzolini. La tesi non è peregrina in quanto la Rai, pur essendo posseduta dal Tesoro, non soggiace alle regole della pubblica amministrazione, ma a quelle delle società per azioni. Lo afferma il Testo unico sulla radiotelevisione e una recente sentenza della Cassazione.
I legali della Rai accolgono la pronuncia della Cassazione, ma fanno presente che Viale Mazzini è «soggetta ad una disciplina particolare per determinati aspetti ed a determinati fini, riguardanti anche la giurisdizione, chiaramente dettata da interessi di natura pubblica».
Insomma cavilli contro cavilli. Se solo la Rai avesse utilizzato un altro movente… Ne aveva tanti a disposizione!
Egidio Negri

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