Minacce di morte al giornalista Alessandro De Pascale, autore del libro “Telecamorra”

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Il 7 maggio scorso, il giornalista napoletano Alessandro De Pascale, si è visto recapitare, nella cassetta della posta della sua residenza romana, un foglio con un messaggio inquietante: “ Decidi di vivere”. Con un tempismo perfetto, la minaccia è giunta proprio alla vigilia di una testimonianza che il giornalista avrebbe dovuto rendere nell’aula del palazzo di giustizia di Napoli, nell’ambito di un processo per illeciti che coinvolge diverse emittenti radiotelevisive.
In realtà, De Pascale, non sentendosi adeguatamente tutelato, ancor prima di ricevere la missiva minatoria, aveva già deciso di non testimoniare, ma nessuno era al corrente di questa sua intenzione, eccezion fatta per Alessandro Randazzo, avvocato del cronista, nonché suo legale. Ricevuta l’intimidazione, De Pasquale ha portato il foglio in visione all’avvocato e poi ha provveduto a sporgere denuncia ai carabinieri. I militari dell’Arma hanno aperto un’indagine e hanno inviato il foglio ai Ris, per ulteriori accertamenti.
Ma facciamo un passo indietro.
Un anno fa, De Pasquale, in collaborazione con Alessandro Ossigeno, redattore de “Il Punto”,
ha pubblicato un libro dal titolo: “Telecamorra, guerra tra clan per il controllo dell’etere”. Praticamente una vera e propria inchiesta, sugli intrecci economici tra criminalità organizzata ed alcune emittenti locali radiotelevisive.
Nel suo libro De Pascale narra che, alcune di queste tv sarebbero implicate nel riciclo di denaro sporco per conto della camorra e, che le stesse, attraverso apparenti ed innocui spot pubblicitari, avrebbero, di fatto, promosso attività economiche legate ai clan. E non è finita qui. Infatti, il giornalista di origini partenopee, ha denunciato anche che molte emittenti sono operative anche senza essere in possesso di alcuna licenza e trasmettono contenuti di cui non sono proprietarie.
Ma torniamo al processo. Tanto per fare un esempio, tra gli imputati presenti in Aula, è prevista la presenza di N. T., proprietario di un’emittente accusata di trasmettere illecitamente film che addirittura sono ancora presenti nelle sale cinematografiche.
Lo stesso T. è titolare anche di un’emittente radiofonica partenopea, recentemente oscurata perché non in possesso di regolare licenza. Il “ripensamento” di De Pascale è maturato dopo aver ricevuto la convocazione da parte di un avvocato di parte civile e, contrariamente alla prassi, l’avviso non gli è giunto tramite un ufficiale giudiziario a mezzo raccomandata, bensì via e-mail. A questa stranezza si è aggiunto il fatto che quando il legale Randazzo ha presentato un’istanza al Tribunale di Napoli, chiedendo maggiore protezione per il suo assistito, non ha ricevuto nessuna risposta.
Pertanto, il giornalista convocato, non sentendosi sufficientemente tutelato, ha preso l’amara decisione di non testimoniare più. De Pascale ha dichiarato di non avere la certezza che la lettera minatoria sia strettamente legata ai contenuti scomodi del suo libro o all’importanza della sua testimonianza, ma è sicuro di essere in pericolo di vita.
Venuto a conoscenza della spiacevole vicenda, Enzo Iacopino, in qualità di presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ha espresso a De Pascale la più piena solidarietà, sua e di tutto l’Ordine.

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