MEDIA: L’IMPORTANZA DEI CONTENUTI NEL MONDO CHE CAMBIA

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Tutti d’accordo, da Gianfranco Fini a Sandro Bondi a Luca Barbareschi, promotore, con la fondazione che porta il suo nome, del convegno “Da mercanti di bugie a innovatori della conoscenza”, sul fatto che in questo momento di disorientamento e crisi socio-economica grave si debba ripartire dai valori, da una base etica e che un ruolo importante lo hanno i nuovi media e l’industria dei contenuti.
Al convegno sono intervenuti rappresentati dei grandi network radiotelevisivi e telefonici, assieme al Garante per la concorrenza, ai ministri per la gioventù Giorgia Meloni, per l’istruzione Mariastella Gelmini, per i beni culturali Sandro Bondi e al presidente della camera Gianfranco Fini, e vari altri.
Barbareschi in apertura ha posto le basi della discussione, ricordando quanto il mondo stia cambiando in fretta e quanto la tecnologia sia ormai presente nel nostro quotidiano, sottolineando come non si tratti di una gara individuale ma di un processo che investe il sistema-paese, che sarà diverso per quanto riusciremo a orientarne il cambiamento in atto, sviluppando l’innovazione e la conoscenza: quindi sono importanti la tv, il cinema, internet ma ancor più i contenuti che veicolano. “Il problema non è il mezzo, ma il messaggio” ha detto Fini, in accordo con Bondi che ricorda Adriano Olivetti (su cui sta scrivendo un libro), spiegando come, davanti a “un’eccessiva semplificazione del complesso”, “cittadini più informati e formati, diventino cittadini più consapevoli e attivi” e come sia compito delle istituzioni favorire questo sviluppo, “nel quadro delle garanzie stabilite dalla legge”.
Che i politici debbano farsi carico di questo lo hanno detto in tanti, a partire da Gina Nieri, del cda di Mediaset, che li ha invitati a riassumersi un ruolo nella produzione dei contenuti, perché se c’é un progetto paese chiaro anche gli egoismi delle varie lobbie sono costretti a armonizzarsi. Basta che resti un quadro di libera concorrenza per Andrea Scrosati, vice presidente di Sky, aggiungendo che più il mercato si evolverà presto a nuovi soggetti, meglio sarà per lo spettatore, come ha dimostrato il ventaglio di proposte di Sky, che oggi offre opportunità anche a chi crea nuovi contenuti, dando la libertà di sperimentare nuovi linguaggi.
Le sfide tecnologiche sono tante, ricorda Giovanni Stella, Ad di La7, chiamata a gestire i contenuti di tutte le piattaforme del gruppo Telecom. Mentre Vincenzo Novari, Ad 3 Italia, ricorda come il passato venga spazzato via sempre più in fretta, specie ora con l’attivazione delle piattaforme 2.0 e cita quel che accaduto con gli strumenti di raccolta fondi per i candidati delle presidenziali Usa: a due mesi dalla loro attivazione i cellulari sono saliti al secondo posto, preceduti, solo da internet. Mario Rosso, Ad di Tiscali, mette però in guardia: il valore dell’informazione è stato devastato dalle nuove tecnologie e il nuovo ancora non si sa come governarlo per avere un controllo su distribuzione, manipolazione e certificazione dei contenuti.
La discussione è stata articolata e Paolo Bertoluzzo, Ad di Vodafone, ha invitato a non essere troppo critici, perché se il nostro paese è sotto di un 10% della media europea nell’utilizzo di nuove tecnologie, ma nell’uso alto e la capacità di sfruttamento di Internet siamo secondi solo alla Francia. E mentre Thalita Malagò, direttore Aesevi, difendeva il valore e le ragioni dei produttori di viedogiochi, lo sceneggiatore Andrea Purgatori la invitava a censurare quelli troppo violenti e in cui vince il peggiore o il più mafioso.
Vincenza Petta

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