Media Freedom Act, l’agenda della Fnsi

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Media Freedom Act, il dibattito adesso passa al Parlamento italiano. E la Commissione ascolta il segretario generale della Fnsi Raffaele Lorusso che, martedì scorso, ha espresso il punto di vista del sindacato dei giornalisti sul progetto europeo di riordino in materia di libertà di stampa e informazione. I punti al centro del dibattito sono molti: dalla tutela delle fonti, messa in discussione dal decreto sulla presunzione di innocenza, al servizio pubblico, alla proprietà dei media, le tutele al settore dell’informazione e i finanziamenti alle testate.

Per Lorusso: “La tutela delle fonti, in Italia va assolutamente potenziata anche alla luce di recenti episodi di pedinamenti o intercettazioni di giornalisti, o di sequestro degli strumenti di lavoro per risalire alla fonte delle notizie, con la conseguenza di indebolire il diritto di cronaca, l’attività dei media, il lavoro dei giornalisti e il giornalismo investigativo in particolare: in ultima analisi, il diritto dei cittadini ad essere informati”. Il segretario Fnsi ha poi sottolineato che i destinatari delle norme legate al Media Freedom Act “devono essere non solo i media, ma tutti i giornalisti, anche i colleghi lavoratori autonomi e non solo i giornalisti che lavorano per una testata”.

Per quanto riguarda il servizio pubblico, cioè la Rai, Lorusso spiega: “L’attuale normativa italiana che disciplina la nomina della governance va superata per sottrarre il controllo del servizio pubblico al governo di turno”. Mentre, sulle norme relative a trasparenza e concentrazione della proprietà dei mezzi di informazione, Lorusso ha osservato che “in Italia sono regolate da leggi vecchie non più adatte a un settore in continua e repentina trasformazione. Da questo punto di vista, da tempo ribadiamo l’esigenza di giungere ad uno Statuto dell’impresa editoriale: un quadro di regole che garantiscano l’autonomia della parte giornalistica e in qualche modo contengano l’ingerenza delle proprietà dei media sull’attività di informazione”.

Per la Fnsi va messo nel mirino il ruolo che oggi hanno gli Ott nel panorama della comunicazione e perciò occorre fornire adeguate tutele agli editori che producono informazione. Per Lorusso: “le grandi piattaforme consentono a chi li governa di incamerare dati personali che potrebbero servire non solo a orientare il mercato degli acquisti, ma anche le scelte dei cittadini”.

Ma uno dei punti più importanti dell’intervento del segretario Fnsi è legato al fatto che “venga finalmente superata l’idea di sopprimere il Fondo per il pluralismo e che nel riconoscimento delle forme di sostegno si tenga conto delle condizioni di lavoro dei giornalisti, escludendo dagli aiuti le aziende che applicano contratti pirata. Favorire l’applicazione dei contratti di lavoro sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi sarebbe un ulteriore elemento di chiarezza e trasparenza che si potrebbe introdurre nel nostro settore”.

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