Editoria

“Ma non si può chiamare la Finanza?” le reazioni della base M5S al salvataggio Radio Radicale

A giudicare dai commenti sul Blog delle Stelle, la base (più o meno eterodiretta) del Movimento Cinque Stelle non si rassegna al salvataggio di Radio Radicale.

Il durissimo sfogo di Luigi Di Maio, preso e riportato dal sito del Movimento, ha riscosso tanti commenti che rilanciano le linee guida della comunicazione governativa dopo la batosta patita in Commissione Bilancio alla Camera.

Gli utenti hanno parole al sangue. Tale Silvia72 invoca il boicottaggio: “Non ascoltate Radio Radicale (ripetuto per tre volte ndr), viva il M5S”. Un misterioso User181123 si indigna per la mancanza di coerenza della Lega: “L’antiproibizionista e abortista anticlericale Radio del Partito Radicale finanziata dalla antiabortista Lega che con il crocifisso in mano sta sigillando tutti i canapa shop? Non ci credo”. Il signor Gianni se la prende con gli italiani che, come da prassi inveterata della politica ideologica post-Seconda Repubblica, sono il male assoluto: “Gli italiani non vogliono cambiare. Il motivo? Sono complici”.

Il signor Osvaldo la spara grossa. “Finanziare Radio Radicale è atto osceno in luogo pubblico! Si vergognino tutti coloro che hanno permesso questo scandalo. La Rai con tante reti e 14mila dipendenti ha tutte le potenzialità per fare informazione! I radical chic che parlano sempre di libero mercato si attaccano sempre alla mangiatoia pubblica”.

Una fantomatica Pantomima Rossa usa il lessico pannelliano per attaccare Radio Radicale: “Sono spudorato (sic!). La partitocrazia dove può arrivare pur di perpetrare se stessa alla faccia del Bene Comune”.

Qualcuno ci prova a far ragionare gli “ultras” pentastellati, scatenando l’inferno. Francesco scrive “Io sono sicuro che nessuno di voi abbia mai ascoltato Radio Radicale. Sennò tutto questo non si spiega”. Tal Maria D gli replica con parole durissime e concetti un po’ confusi: “Poteva andare anche a registrare direttamente nei gabinetti di Montecitorio mentre i nostri parlamentari confabulavano davanti ai water, in nome della santa verità. Qui non si mette in dubbio la funzione svolta (oddio se mi paghi bene ti dico anche quanto sei bravo, se mi paghi male ti distruggo) qui è in discussione la continuazione di un privilegio a un organo di partito”. Al che il signor Francesco, rendendosi conto dell’impossibilità di dialogare, non può che sospirare: “Dispiace vedere come la discussione sia impoverita oggigiorno”. Interviene ancora Pantomima Rossa: “Vogliamo conoscere i dati sull’audience, così si scoprirebbe che siete in quattro gatti ad ascoltarla. A quel punto con tre milioni di euro vi mettiamo direttamente in parlamento e vi diamo anche un reddito di cittadinanza e facciamo comunque un bel risparmio”.

Mentre un tale Enzo la butta in caciara: “E non ci tengo neanche a sentirla, mi fa schifo solo a pensare chi c’è dietro. Capito???”, la signora Maria Paola – che implicitamente fa capire che di Radio Radicale è ascoltatrice – non perde l’occasione per attaccare Massimo Bordin: “Sì l’ho ascoltata: durante la lettura dei giornali Bordin trova ogni occasione per infangare il M5S”. Probabilmente è sfuggito all’assidua ascoltatrice della rassegna stampa che l’ex direttore dell’emittente è morto ad aprile scorso.

Qualcuno invoca l’intervento delle forze dell’ordine. “Sono ignorante – ammette l’utente Pietro – ma si può denunciare o no alla Finanza e quindi alla Pretura: il Parlamento non può decidere azioni illecite! Se si torniamo a votare”.

Qualcun altro, invece, ritiene superata persino la radio come media. Da rottamare, come i giornali di carta, evidentemente. Tale Maurabo rivendica di non aver mai ascoltato Radio Radicale e aggiunge: “Chi ascolta più la radio? Al massimo ‘Il ruggito del coniglio’ o Isoradio. Se voglio informazioni politiche mi scelgo io dove reperirle”. Chi gli risponde, tale Jessica, dice che ascolta la radio “ma mica per la politica ma per la musica quando non voglio usare il cell”. Nessuno, però, ha spiegato a Maurabo che è proprio dentro la possibilità di potersi scegliere dove reperire le informazioni sulla politica che risiede il pluralismo che, senza Radio Radicale e i cento giornali no profit e territoriali, rischierebbe di sparire.

Redazione CCE

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