L’UNITÀ NON TROVA PACE

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Giorni di passione per la redazione de l’Unità. Non passa settimana ormai senza che si parli di un possibile nuovo acquirente per lo storico quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Sfumata la trattativa con la Tosinvest degli Angelucci (editori di Libero e Il Riformista) questa volta sono i fratelli Caso ad essere indicati come ipotetici compratori.
Il loro ingresso all’interno della società che attualmente controlla il quotidiano (la Nie, Nuove iniziative editoriali, presieduta da Marialina Marcucci) avverrebbe tramite un aumento di capitale che permetterebbe ai fratelli Caso di entrare in possesso della quota di maggioranza della società. Si parla di un investimento di 10 milioni di euro per comprare il 70% delle quote della Nie, più un aumento di capitale di circa 8 milioni di euro che servirebbe a garantire la sopravvivenza del giornale sino al 2010. Niente può essere dato però per scontato, dal momento che il Cda che dovrebbe approvare questa transazione non è nemmeno stato convocato. E non è la prima volta che questo capita dalle parti del quotidiano legato alle sorti dei Ds. Si era parlato di un interessamento degli Angelucci, poi di una trattativa con l’editore di Europa 7 di Francesco di Stefano (la cd. tv fantasma, recente destinataria di un provvedimento giurisdizionale favorevole della Corte di Giustizia Europea che avrà certe riverberazioni sul pendente ricorso al Consiglio di Stato per la grana della mancata assegnazione delle frequenze a seguito della tornata di concessioni del 1999). Ora entrano in scena questi nuovi personaggi. Certo non si può dire che lo storico giornale se la passi bene. Le difficoltà sono sia di ordine economico (l’Unità, pur usufruendo di un contributo per l’editoria pari a 6,4 milioni di euro annui, perde oggi circa più di 4 milioni di euro ogni 12 mesi) che di carattere politico. Non si sa più infatti di chi è figlia l’Unità. Il nodo della questione è il legame tra il quotidiano di sinistra per eccellenza e il nuovo partito guidato da Walter Veltroni. Non c’è nessuna garanzia infatti che l’Unità, come già sottolineato testata di riferimento dei Ds, mantenga un rapporto privilegiato con il Partito Democratico. Anzi si teme un disimpegno del PD nel confronti del giornale. Proprio questo elemento ha fatto saltare la trattativa con la famiglia Angelucci, che ha poi preferito investire i propri soldi nel rilancio de Il Riformista, riportando in sella Antonio Polito, ex direttore del quotidiano arancione. Sembra di capire quindi che la redazione de l’Unità continuerà a navigare in acque agitate, minacciando scioperi alla notizia di ogni nuovo ipotetico compratore, sino a che non giungerà un segnale chiaro dal loft di piazza S. Anastasia. (N.L.)

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