LIBERALIZZAZIONI SBAGLIATE: PERCHÉ STIAMO CON FARMACIE TAXI ED EDICOLE

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Il governo tecnico, esaurita la fase dello
strozzinaggio fiscale per quasi tutti (ora
si spera anche peri ladri), ha la fissa di voler sconfiggere le corporazioni e di aprire il
mercato. I primi in lista per essere colpiti dai proiettili
liberalizzatori sono i tassisti, gli edicolanti
e i farmacisti. Tre categorie che devono
avere la coscienza sporca e il portafogli
stracolmo di banconote. Questa almeno
è l’idea che ti fai, visto l’accanimento di
cui esse sono fatte oggetto.
Bravi professori.
Non toccate gli ordini professionali. Non
avvicinatevi neppure alle aziende municipalizzate.
Non sfiorate le banche e le assicurazioni che fanno
cartello e fottono i cittadini.
Anziché studiare un piano
complessivo di liberalizzazioni
per non fare torto a nessuno e distribuire
le rinunce con criteri di
equità, si scelgono tre vittime sacrificali
e si procede con crudeltà
a dissanguarle.
Prendersela con i tassisti è una
manifestazione di sadismo. Sono
dei poveracci che hanno speso
200mila euro per acquistare la licenza,
altri 30mila per automobile,
la benzina sempre più cara, la
tassa di circolazione, la polizza
contro gli incidenti e il furto. Non
solo. Lavorano sodo. Turni disumani.
Pochi parcheggi. Pericoli
notturni. Non importa. Per i liberalizzatori
queste sono sciocchezze.
Addosso ai tassisti. A chiunque
sia dato il diritto di mettersi al
volante ed esercitare il mestiere.
Cosicché quelle licenze strapagate
non varranno più niente. E
quando il titolare andrà in pensione,
a 70 anni, invece di cedere il
prezioso documento e ricavarci
un tesoretto con cui campare da
cristiano, lo dovrà gettare nella
pattumiera: valore zero.
E gli edicolanti? Vi sembrano
dei signori che vanno a Cortina in
Suv? Fanno una vita da disgraziati. In
un gabbiotto dalla mattina alle
6 fino a sera tardi per smerciare
giornali in quantità ogni dì decrescente.
Margini di guadagno irrisori.
Fatica bestiale. Essi non possono
offrire altri generi merceologici.
Perché? Vietato. Però i bar, i
supermercati, gli autogrill, praticamente
chiunque può vendere
quotidiani e riviste. Ma che giustizia
è questa?
E veniamo ai farmacisti. Certo,
indossano un bel camice bianco.
Ma non sono dei nababbi. Ricoprono
un ruolo importante. Le farmacie
sono presidi sanitari che
funzionano, tant’è vero che la
maggioranza di noi, quando ha
un disturbo, doveva se non nel negozio
contrassegnato dalla croce
verde luminosa? Entri lì, descrivi
il tuo malessere e ottieni il consiglio
migliore senza recarti dal medico
di base. La farmacia, come la
stazione dei carabinieri e il campanile, è rassicurante, un punto fisso.
Chissenefrega. Ora le liberalizzano.
I farmaci di fascia C si troveranno
anche nei supermercati.
Stupendo. Tra gli scaffali insieme
con le mozzarelle e i biscotti saranno
esposti il Tavor (gli psicofarmaci)
e la pillola del giorno dopo.
E
tutte le altre categorie? Nulla. Si valuterà
più avanti. Forse. Non è detto.
Perché? I raccomandati, gli
amici degli amici, i protetti dalle
lobby conviene lasciarli stare. Altrimenti
si incazzano e fanno nero
il governo. Più facile massacrare i
tassisti e gli edicolanti. Contano
come il due di picche. Che vadano
pure a morire ammazzati.

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