LIBERALIZZAZIONI: DOVE SONO I PRIVILEGI DELLE EDICOLE?

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La guerra dei tassisti un risultato l’ha prodotto; si sono incontrati con il Presidente del Consiglio dei Ministri per discutere sulla liberalizzazione delle licenze dei taxi; il che significa, in nome delle libertà di altri, di essere liberi di vivere; o di morire. E’ un problema di gradi, null’altro. I sindacati dei giornalai fino ad ora le barricate non le hanno alzate; ed, infatti, invece di Monti hanno incontrato Malinconico. Prima che un conto dell’albergo gli esplodesse sui baffetti. Ma quali saranno gli effetti della liberalizzazione della rete di vendita dei giornali? Nell’epoca dei privilegi, il privilegiato è l’altro, a prescindere. Ed ecco che il giornalaio è anch’esso privilegiato. Volete mettere il potersi godere ogni mattina l’alba, estate ed inverno; il piacere di poter leggere i giornali per primi; insomma, roba importante.
In realtà già da anni i privilegi dei giornalai venivano stigmatizzati da chi, in particolar modo i grandi editori di giornali, vedevano male un mondo in cui questi fortunati tenevano in mano l’editoria italiana. Ed allora qualcuno pensò che se ci fosse un collo di bottiglia nel sistema distributivo questo andava eliminato, tipo nodo gordiano. Il termine non fu liberalizzazione, ma sperimentazione. In nome della R&S all’italiana si ritenne che portando i giornali nei supermercati, ipermercati e megamercati, pompe di benzine, etc., etc., si sarebbero venduti giornali con la pala; a gò, gò, direbbe qualcuno. L’ufficio studi della Fieg secerneva conoscenza, il Dipartimento editoria gongolava, i giornalai litigavano e sperimentazione fu; ecco il decreto legislativo n. 170 del 2000 per una nuova e più radicata rete di vendita. Prima di questa felice invenzione le edicole erano circa 44.000, i distributori locali oltre 400, quelli nazionali indipendenti una ventina. Si è sperimentato che con la sperimentazione i distributori locali sopravissuti sono circa un quarto, per i distributori nazionali autonomi bisogna rivolgersi a chi si è visto. E circa 12.000 giornalai hanno chiuso i battenti e le fantastiche albe se le scordano, ora, viva la lotta contro la casta, piove governo ladro.
Una volta si sperimentava, oggi si liberalizza. I distributori locali quelli sono, qualcun altro chiuderà; a livello territoriale hanno monopoli totali. I grandi editori, anzi qualche grande editore, anzi tre, hanno il pallino della distribuzione in mano. Esiste un unico contratto firmato da un’unica associazione ed i sindacati dei giornalai; ma si cerca di imporlo a tutti, come fosse una norma. Ma l’ostacolo alla concorrenza sono le troppe edicole, lo dice l’Europa, la Bolkestein, l’antitrust. In realtà tutti dicono cose diverse. Anzi le scrivono. Ma che sforzo a leggere tutta questa roba, a cercare di capire cosa succede fino in fondo. D’altronde la vita è dura se non è possibile godersi tutte le albe in un chioschietto.

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