L’era del blog come lo intendevamo noi, ovvero un sito web gestito da una sola persona che pubblica le proprie riflessioni (o le proprie foto) in Rete (non dimentichiamo che il termine blog deriva dall’unione delle parole web e log, ovvero diario in rete), è davvero finita. Oggi viviamo la fase del blog 2.0: i blogger sono i nuovi editori.
Non c’è più una grossa differenza tra un blog, un magazine online, una testata di moda, la stampa o la tv. Il blog è a tutti gli effetti un medium come un altro. Prova ne è che alcuni tra i principali blog italiani e internazionali sono registrati legalmente e fiscalmente come imprese finalizzate alla raccolta di pubblicità.
Ma quali sono stati i fattori che hanno dato origine a tale cambiamento?
Molti fattori hanno giocato a favore dei blogger.
Primo fra tutti la crisi dell’editoria. Prova lampante non è soltanto il numero sempre più decrescente di di lettori ma anche il fatto che, con la drastica riduzione dei contributi pubblici, molte testate sono destinate alla chiusura, con inevitabile perdita di pluralismo e di capacità occupazionale. Il sistema fa acqua da più parti. La crisi della raccolta pubblicitaria ne è dimostrazione lampante. Ma c’è dell’altro. Il sistema di distribuzione è un sistema fallace. In un qualsiasi punto vendita dei settori abbigliamento, calzature, alimentari, ferramenta, sanitari ecc. ecc. è il titolare che sceglie quale merce vendere e in che quantità, contrattando sui modi di pagamento. Gli edicolanti invece non hanno alcuna voce in capitolo: non scelgono loro i prodotti da vendere, non scelgono loro le quantità, non sono loro a decidere quali locandine pubblicitarie esporre e quali no. Spesso sono costretti anche ad anticipare denaro per forniture non richieste. Tutto è in mano ai distributori. Risultato: l’edicolante non ha il controllo di cosa vende e non sa neanche cosa vende.
Per nulla da trascurare che nel mare magnum dei tagli, il Governo Italiano ha abolito ogni agevolazione per le tariffe postali degli editori. Risultato: gli editori che avevano lasciato perdere i distributori per lavorare solo con gli abbonamenti, si sono ritrovati di colpo ad affrontare delle spese eccessive non previste. Molte testate sono state costrette a chiudere, molti gruppi editoriali stanno ridefinendo le proprie strategie, i piccoli editori sono allo stremo e gruppi come Hachette Rusconi sono stati acquistati da fondi americani. Senza contare infine che la drastica riduzione del numero di testate in circolazione ha influito anche sul costo della carta, cresciuto incredibilmente negli ultimi tempi. A tutto questo si aggiunga che cambiano le logiche dei consumatori: Internet permette a chiunque di avere a disposizione un’infinità di informazioni gratuite, per cui il lettore non ha più bisogno di andare in edicola a comprare uno strumento per aggiornarsi.
In questo desolante scenario, per ogni testata che muore, 100 blogger nascono.
Dopotutto per essere un blogger, non hai bisogno di far nulla. Ti svegli una mattina, ti compri una macchina fotografica e fai il blogger. Se poi sarai bravo, se il tuo punto di vista sarà interessante, gli utenti cominceranno a seguirti e ti distinguerai dalla massa indiscriminata di blogger che cresce di giorno in giorno. È la democrazia della Rete: c’è posto per tutti. C’è da dire che i blogger hanno avuto il successo che hanno avuto perché sono andati a coprire tutte le lacune del sistema editoriale consacrato, ovvero:
1. Offrono un’informazione più oggettiva, perché sono animati da una passione autentica;
2. scrivono ciò che vogliono, perché non hanno nulla da perdere e non sono al servizio di nessuno;
3. Scrivono spesso bene;
4. Il blog ha costi praticamente nulli rispetto alla carta stampata.
5. Il blog, come la Rete, è libero. Non c’è la dittatura dei distributori, non ci sono forzature, nessuno è costretto a subire ciò che non vuole subire. Il rapporto è diretto tra il blogger e i suoi lettori, nessun passaggio obbligato. Punto. Liscio come l’olio.
6. Il blogger è giovane e conosce profondamente i codici della Rete. In Internet vige la semplicità, il sano divertimento, il tono è fra pari. Ci si dà del tu, si parla agli amici, il lettore è un amico, un pari, appunto.
Nel solo mese di Gennaio hanno chiuso i seguenti quotidiani: Liberazione, L’informazione-il Domani, Sardegna 24, il free press City, La provincia di Cremona. Il Manifesto ha già dichiarato stato di crisi. Soru cerca acquirenti per l’Unità. Sembra quasi un necrologio. Speriamo cambi qualcosa. In fretta.
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