LE RISORSE CHE (NON)RESTANO ALL’EMITTENZA TELEVISIVA LOCALE

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«L’emittenza televisiva locale è ormai allo stremo. Decine di televisioni che occupano oltre diecimila addetti, già indebolite dal passaggio al digitale terrestre, provate dalla critica situazione economica del Paese che ha determinato il crollo delle risorse pubblicitarie, rischiano ora la chiusura in quanto private dell’utilizzo delle frequenze a causa della politica di assegnazione dal Governo uscente». E’ quanto denunciano le Organizzazioni sindacali dei lavoratori del comparto della comunicazione in un comunicato stampa congiunto. Il Presidente dell’Associazione Tv Locali, Maurizio Giunco, ha anche sottolineato «l’assenza di interlocutori» nelle istituzioni, proprio «in un momento particolarmente delicato in cui si dovranno prendere decisioni vitali per il settore».
«La decisione di espropriare alle tv locali – continua Giunco in un comunicato stampa – i canali dal 61 al 69, per riservarli ai servizi di telefonia mobile, ha ridotto gli spazi frequenziali riservati all’emittenza locale, senza indennizzare adeguatamente quei soggetti che soprattutto nelle aree già passate al digitale terrestre hanno sostenuto ingenti investimenti per la sostituzione degli impianti analogici con quelli digitali. Contrariamente a quanto fissato per legge, i previsti 400 milioni di euro sono stati prima abbattuti dal Governo Berlusconi a 240 milioni (vedi legge di stabilità 2012), e per ultimo a circa 176 milioni. Cifra assolutamente insufficiente a ripagare gli investimenti che le tv locali sono state obbligate dal Governo ad effettuare». «Dalla vendita di queste frequenze alle compagnie telefoniche lo Stato ha invece incassato quasi 4 miliardi di euro, circa 1,6 miliardi in più rispetto ai 2,4 miliardi di euro previsti e iscritti in bilancio. Ciò nonostante, come sempre, a pagare sono state chiamate le televisioni locali».
Per quanto riguarda le misure di sostegno della ex legge n. 448/98, Giunco precisa che l’articolo 10 della legge 422/93 prevede che una somma pari a 250 milioni di euro, da prelevare dalle risorse derivanti dal canone Rai, sia destinata alle tv locali. Il Parlamento aveva approvato tale legge nella consapevolezza della stretta correlazione esistente fra lo sviluppo del sistema televisivo locale e la crescita delle piccole e medie imprese, i cui beni e servizi vengono pubblicizzati proprio attraverso le tv locali.
«Tuttavia, tale cifra non è stata mai corrisposta per intero alle emittenti locali». Nel 2008 è stata di 162 milioni di euro, nel 2009 di 95 milioni e nel 2010 di 66 milioni. Nel 2011 l’importo dei contributi ammonterà a circa un terzo di quanto prevede la legge.
«A questo proposito va detto che l’obiettivo fondamentale perseguito dalle misure di sostegno previste dalla legge è quello di incentivare e garantire la crescita e il mantenimento dell’occupazione nelle redazioni giornalistiche delle emittenti televisive locali». E di fatti, «gli effetti occupazionali delle misure di sostegno sono ampiamente dimostrabili con la crescita più che raddoppiata dell’occupazione passata da 2.545 addetti del 1999 a 5.202 addetti del 2009».
Per il Presidente Giunco inoltre «occorrerebbe predisporre un sistema di norme e regole finalizzate a rimuovere tutte quelle barriere, anche di carattere burocratico, che impediscono la crescita delle imprese televisive locali. L’auspicio quindi è che, nella nuova era digitale, si arrivi ad una maggiore liberalizzazione del settore dell’emittenza televisiva locale».

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