LE DECISIONI DEL CONSIGLIO DI STATO SUL CASO EUROPA7/RETE4

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Adesso che abbiamo potuto leggere i provvedimenti (in tutto sono quattro, di cui due sono in allegato) dei supremi giudici amministrativi sul caso Europa 7 è possibile trarre le conclusioni.
Non c’è dubbio che Europa 7 abbia diritto, in quanto concessionario televisivo nazionale, a vedersi assegnate le frequenze per trasmettere. Ma ad agire deve essere il Governo, tenendo conto, in particolare, della sentenza della Corte di giustizia europea del 31 gennaio sul regime nazionale delle frequenze televisive. A provvedere deve essere, visto che il Ministero delle Comunicazioni non c’è più, il sottosegretario con delega alle comunicazioni, Paolo Romani, perché il Consiglio di Stato ha annullato, confermando il Tar, l’atto con cui il Ministero, nel dicembre 1999, aveva negato le frequenze a Europa 7. Se il Governo non provvederà, il risarcimento previsto potrà arrivare a 3,5 miliardi di euro, cifra menzionata espressamente nella sentenza. Ricordiamo che, sul risarcimento danni, Palazzo Spada ha già convocato un’udienza per il 16 dicembre 2008.
Il Consiglio di Stato respinge la tesi dell’Avvocatura di Stato sulla nullità della concessione, in quanto non sarebbe mai stata concretizzata con le frequenze. E giudica “non pertinente” la questione sulla scadenza nel 2005 di tale concessione: ne potrà tener conto il Ministero, quando dovrà attuare quanto deciso dal Consiglio di Stato e dalla Corte di giustizia, ma stando attento, perché se ricorrerà a tale tesi, tutto quanto fatto dall’amministrazione sino al 2005 sarà illegittimo (e, quindi, sembra di capire, pesantemente sanzionabile in sede di risarcimento).
Quanto a Rete 4, non c’è alcuna legittimazione della sua abilitazione provvisoria ma solo l’inammissibilità del ricorso di Europa 7 contro tale abilitazione, perché presentato troppo tardi. Il Consiglio di Stato quindi non entra nel merito del regime transitorio analogico, che permette a Rete 4 di continuare a trasmettere nonostante sia in contrasto con le sentenze della Corte Costituzionale e con il diritto comunitario.
Fabiana Cammarano

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