L’amletico dubbio dello sviluppatore: tutela del copyright o sfruttamento economico del software?

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Nella moderna era digitale gli “sviluppatori” si trovano ad affrontare diversi problemi. Primo fra tutti: la messa in sicurezza dei contenuti del software ideato e realizzato, ma anche l’esigenza di trarne profitto.
Da una recente indagine effettuata da SafeNet, una delle più importanti agenzie al mondo sulla sicurezza dei dati, in collaborazione con Siia (Software & information industry), è emerso che i due aspetti non sono in antitesi tra loro. Anzi, se, integrati simbioticamente, possono addirittura rappresentare una nuova e vincente strategia di business.
All’inchiesta hanno preso parte 620 sviluppatori e 190 aziende utilizzatrici di software.
Il primo dato dell’indagine registra che il 75% degli sviluppatori afferma di temere il “furto dei diritti d’autore”, ma solo il 46% realmente tutela le proprie opere mediante copyright, licenze o brevetti.
Questa grave lacuna ha alimentato il mercato della pirateria, molto attivo in Italia, sopratutto per i software di opere scritte e di musica.

Un altro gravoso problema è costituito dalla difficoltà dei sistemi che abilitano le licenze. Infatti, l’84% degli intervistati è convinto che se si rendessero le licenze più accessibili e le procedure operative più efficienti, i propri ricavi aumenterebbero anche del 50%.
Ma non è finita qui.
Il 48% dei developers pensa, infatti, di essere economicamente danneggiato anche dall’inadeguatezza dei sistemi di sicurezza che mettono continuamente a rischio l’inviolabilità delle app.
Lo studio, coinvolgendo anche le società utilizzatrici di software, fornisce una doppia chiave di lettura. E in effetti i dati, pur non essendo privi di sorprese, differiscono sensibilmente in base ai casi presi in esame. Per capirci. SafeNet riporta che il 53% delle società reperiscono software ad un costo più basso, ma sprovvisti di licenze e che il 48% dei programmi installati su pc è illegale. Inoltre, il 30% delle aziende conviene con gli sviluppatori che sarebbero necessari sistemi di licenze più elastici ed efficaci tanto che, gran parte di esse, scelgono il sevizio cloud per ottimizzare i costi risparmiando sulla gestione, la manutenzione e l’aggiornamento dei programmi.
Secondo Prakash Panjwani, Vice Presidente di SafeNet, gli editori devono attivarsi per mettere in campo idee innovative più spinte su logiche di profitto. Ancora più netta la posizione di Rhianna Collier, vice presidente Divisione Software di Siia, convinta che gli sviluppatori, per fare business, devono necessariamente ampliare la loro offerta. Per esempio, rendendo disponibili le licenze già integrate nelle app o fornendo “pacchetti software” per coprire tutte le diverse esigenze dei clienti utilizzatori.

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