La strana “impasse” del Comitato Media e Minori del Mise

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Il Comitato Media e Minori, istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico, ha il compito di dare applicazione al Codice di autoregolamentazione Tv e Minori, che enuncia una serie di principi e norme di comportamento per le emittenti che lo hanno sottoscritto nel 2002.
In particolare le imprese televisive si sono impegnate a non diffondere dalle 7.00 alle 22.30 programmi o pubblicità che possono nuocere al benessere morale, psichico e fisico dei minori.
Il Codice di autoregolamentazione ha forza di legge, per effetto del combinato disposto del Testo Unico sui servizi di media audiovisivi e radiofonici di cui al Decreto Legislativo n. 177/2005, così come modificato dal Decreto legislativo n. 44/2010.
Il Comitato, composto per un terzo da rappresentanti delle emittenti, per un terzo da rappresentanti delle Istituzioni e per un terzo da rappresentanti degli utenti, accerta le eventuali violazioni al Codice ed adotta motivate decisioni.
Fino al 2011 il Comitato ha adottato n. 640 delibere di risoluzione, n. 268 delibere di raccomandazione e n. 38 documenti di indirizzo.
Le violazioni più gravi sono state segnalate all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che ha la facoltà di irrogare sanzioni, che vanno dal pagamento di una somma fino alla sospensione o alla revoca della licenza o autorizzazione a trasmettere. Tuttavia, le sanzioni di Agcom sono state una percentuale minima rispetto alle segnalazioni del Comitato, tanto che nel corso del 2011 il presidente pro-tempore del Comitato “ha espresso viva preoccupazione per alcuni provvedimenti adottati dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che mettono a rischio la tutela dei minori nella programmazione televisiva.”
Non v’e dubbio, quindi, che la lodevole, quasi decennale, attività del Comitato ha dovuto fare i conti con gli interessi delle emittenti televisive e l’orientamento restrittivo dell’Autorità.
Fatto sta che dal novembre 2011, data della scadenza triennale del Comitato Media e Minori, il Ministero dello Sviluppo Economico non ha più provveduto a nominare i nuovi componenti.
A nulla sono valse le sollecitazioni delle associazioni dei telespettatori, dei genitori e dello stesso Consiglio Nazionale degli Utenti presso l’Agcom, che più volte ha stigmatizzato il comportamento del Mise che “non ha ritenuto opportuno nemmeno di spiegare i motivi del gravissimo ritardo nella ricostituzione del Comitato, uno dei pochi strumenti di tutela dei minori nei confronti delle emittenti televisive che spesso violano impunemente le norme del Codice di autoregolamentazione, con programmi offensivi della dignità dei minori e negativi per la loro formazione”.
Come dice il buon Andreotti, a pensar male si fa peccato, ma il più delle volte ci si azzecca.

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