Una strage di giornalisti: la guerra tra Israele e Hamas è costata la vita, finora, ad almeno 36 cronisti. La denuncia è arrivata dal Cpj, il Committee to Protect Journalists di New York. I numeri sono raccapriccianti. Sono morti 36 giornalisti, trentuno dei quali di nazionalità palestinese, quattro israeliani e un libanese. Ma non basta. Otto giornalisti sono rimasti feriti. Altri otto sono stati arrestati mentre tre cronisti risultano dispersi. Contestualmente, il Cpj denuncia atti di violenza, attacchi cibernetici, uccisione di famigliari. Si tratta del peggior dato da quando il Comitato ha iniziato le sue rilevazioni, nel 1992. Israele, riporta l’organizzazione, ha già dichiarato alle maggiori agenzie di stampa internazionale, a cominciare da Reuters, che non avrebbe garantito la sicurezza dei giornalisti e degli altri operatori dei media durante le operazioni di guerra.
Contestualmente è arrivato l’appello della Federazione internazionale della Stampa affinché si trovi una soluzione a un’autentica strage di giornalisti che sta insanguinando, ancora di più, il conflitto tra Israele e Hamas. “Chiediamo a Israele il pieno rispetto delle leggi internazionali sui diritti umani e di agire per prevenire la commissione e l’incitamento a qualsiasi crimine ai sensi del diritto internazionale, compresi i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e il genocidio. Ricordiamo che l’articolo 79 della Convenzione di Ginevra afferma che “i giornalisti nelle zone di guerra devono essere trattati come civili e protetti come tali, a condizione che non prendano parte alle ostilità”: chiediamo il rispetto di questo articolo, la cui violazione costituirebbe un crimine di guerra”. E ancora, la richiesta di un confronto e di cominciare un dialogo. “Come denuncia Reporter Senza Frontiere, le uccisioni di giornalisti a Gaza non sono un effetto collaterale del conflitto, ma un obiettivo, un modo per cancellare i testimoni di quel che sta succedendo in quel martoriato lembo di terra. Una strage nella strage”, ha commenta Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi: “Non possiamo non ricordare anche le vittime civili, ostaggio di Hamas, i 35 medici uccisi dal 7 ottobre assieme alle loro famiglie, gli operatori umanitari e, ovviamente, i giornalisti. Tutti testimoni di questo sanguinoso conflitto tra Israele e l’organizzazione terroristica. La voce dalla Fnsi si aggiunge a quella degli altri sindacati internazionali per chiedere la tutela e il rispetto dei colleghi sul campo”.
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