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LA RAI DISATTENDE LE ORDINANZE DEL TRIBUNALE CIVILE, MENTRE IL TG1 CONTINUA A PERDEREI ASCOLTI…E NOI PAGHIAMO!

Ieri gli uomini della Guardia di Finanza si sono recati nella redazione del Tg1 per acquisire documenti in merito alla vicenda della giornalista Tiziana Ferrario che ha denunciato l’azienda per il mancato reintegro alla conduzione del telegiornale. Il direttore del Tg, Augusto Minzolini, si è detto «assolutamente tranquillo» perché «l’inchiesta riguarda l’azienda e non il direttore».
La vicenda ruota intorno alla posizione professionale di Tiziana Ferrario: per quasi 30 anni conduttrice del telegiornale e poi avvicendata con altri colleghi con l’avvento di Minzolini, il quale ha promosso la stessa Ferrario caporedattore per i programmi della mattina. La giornalista aveva fatto ricorso al giudice del lavoro di Roma per riottenere la conduzione del Tg e aveva avuto parere favorevole, senza però che ne fosse seguito un atto conseguente. Di qui la denuncia penale per mancata applicazione di quella sentenza, al di là della promozione a caporedattore per gli speciali della mattina. Il magistrato titolare dell’inchiesta ha disposto quindi l’acquisizione di documenti relativi alla vicenda.
«E’ sconcertante che si impieghino le forze dell’ordine per intimidire il direttore del Tg1 invece che utilizzarle per le tante urgenze che ci sono» è l’opinione di Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del PdL che ha espresso solidarietà a Minzolini. Ma su quest’ultimo continua a pesare il preoccupante calo di ascolti. Per Luca Borgomeo, presidente dell’associazione di telespettatori cattolici Aiart, «la perquisizione della Gdf nell’ufficio di Minzolini è una sconfitta per il servizio pubblico. Non ci ricordiamo che in passato si sia mai verificato un evento di questo tipo». «Quanto avvenuto dà l’impressione di un servizio pubblico allo sbando, che non sa dove andare, che ha difficoltà addirittura ad adeguarsi a quanto stabilisce un giudice – continua Borgomeo – Ci auguriamo che si riguadagni subito la direzione giusta, così vogliamo noi che paghiamo il canone».

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