La mannaia sul credito d’imposta sulla pubblicità

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Pochi giorni fa il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato sul proprio sito l’elenco delle imprese ammesse ad accedere al contributo per il credito d’imposta sugli investimenti pubblicitari. Il contributo fa riferimento alle spese sostenute e da sostenere nel 2020 e andranno rendicontate dal 1 al 31 gennaio 2021 con una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà da trasmettere sempre al Dipartimento per l’informazione e l’editoria attraverso la procedura informatica. Come si vede dall’allegato, sono state migliaia di imprese che hanno presentato la domanda. L’effettiva fruizione del credito d’imposta è subordinata alla pubblicazione dell’elenco definitivo dei richiedenti, in quanto al momento si tratta di una prenotazione di risorse che deve essere confermata dalla comunicazione finale circa gli investimenti effettivamente effettuati. La vera notizia è che le risorse stanziate sono del tutto insufficienti rispetto al fabbisogno.

Questo ha determinato la riduzione del credito d’imposta effettivamente spettante al 14,8 per cento per gli investimenti sulla stampa e addirittura al 6,5 per cento per gli investimenti sulle emittenti radiotelevisive. Il significativo scostamento tra risorse prenotate e risorse disponibili potrebbe ridursi in sede di rendicontazione. Questo anche perché l’esiguità del contributo accordato potrebbe indurre molte imprese a rinunciare a perfezionare la domanda visto anche il costo amministrativo di gestione della pratica, essendo necessario il visto di conformità da parte di un professionista. Ma a prescindere dall’effettivo importo del contributo, l’incertezza della misura diventa un boomerang per le imprese che operano nel settore, in quanto l’incertezza del sostegno pubblico rischia di inclinare il rapporto fiduciario tra investitore e mezzo. E questo diventa, in un momento delicato come questo, un fattore di grandissima criticità.

Ecco l’allegato

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