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La “guerra” del Golfo: il Messico trascina Google in tribunale

A furia di dazi, finirà male anche per Google che sta per essere trascinata in tribunale niente poco di meno che dal Messico. Il governo centramericano è furioso con Mountain View. Perché ha deciso, non appena ne ha fatto menzione, di cambiare le carte, le mappe, i nomi che da decenni scandiscono la geografia locale. Donald Trump ha proposto, Google ha disposto: il golfo non è più del Messico ma d’America. E la presidente Claudia Sheinbaum se l’è presa a male: “Abbiamo un contenzioso con Google, se necessario intraprenderemo un’azione civile”, ha minacciato. Dopo che, peraltro, Città del Messico aveva tentato un approccio più soft inviando, a fine gennaio scorso, una lettera a Google in cui si chiedeva di soprassedere rispetto alle richieste del nuovo inquilino della Casa Bianca. Nella missiva, il ministro degli esteri messicano. Juan Ramon de la Fuente contestava la versione di Mountain View secondo cui “il nome Golfo del Messico” sarebberstato “imposto da un’unica fonte governativa” ribadendo che trattasi di denominazione “accettato e storicamente registrato, che oltre ad essere una consuetudine internazionale, è legalmente registrato negli indici dell’Organizzazione idrografica internazionale”. La stessa Sheinbaum aveva affermato “che se un Paese vuole cambiare la denominazione di qualcosa in mare, questo potrebbe essere valido solo per dodici miglia nautiche. Non si può applicare al resto, in questo caso al Golfo del Messico. Questo è ciò che abbiamo spiegato in dettaglio a Google”. Ma che, evidentemente, a Mountain View non hanno capito.

Luca Esposito

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