LA FNSI A FIANCO DEI GIORNALI DI PARTITO MINACCIATI DA UN TAGLIO DEL 7% DEL CONTRIBUTO PUBBLICO

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La Fnsi, il sindacato dei giornalisti, scende in campo a fianco dei giornali di partito minacciati da un taglio del 7% del contributo pubblico, come previsto dal decreto di accompagnamento alla Finanziaria.
Giudicato iniquo e a pioggia, per la Fnsi il taglio colpirebbe indiscriminatamente testate giornalistiche reali che fanno parte del pluralismo informativo del nostro paese. In una conferenza stampa tenutasi in mattinata a Montecitorio, con i Comitati di redazione interessati (Europa, Unita’, Avvenire, La Padania, Liberazione e con un rappresentante di Rinascita) il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi ha assicurato un ‘impegno forte e serio’ del sindacato che si mobilitera’ per evitare questo taglio indiscriminato. ‘C’e’ il rischio -ha aggiunto- che gli editori facciano ricadere i tagli sul costo del lavoro e sull’occupazione in particolare. Senza contare che alcune testate gia’ vivono situazioni di crisi e di ristrutturazione su cui il taglio cadrebbe in modo drammatico’.
‘Chiediamo dunque al governo e al parlamento -ha detto ancora Serventi Longhi- di riflettere bene sulle conseguenze di questo provvedimento. Ma se i tagli non saranno cancellati il sindacato e’ deciso ad andare fino in fondo per una battaglia che oltre ad essere di difesa dell’occupazione e’ anche di difesa del pluralismo dell’informazione’.
L’iniziativa assunta dai Cdr ‘non ha una caratteristica di schieramento perche’ e’ assolutamente trasversale’ ha fatto osservare Mario Lavia di ‘Europa’ ponendo una domanda che investe il cuore del provvedimento: ‘Se si vogliono di minuire i costi della politica, ed e’ giusto farlo, perche’ cominciare dai giornali che certo non rappresentano il costo piu’ grande?’.
‘Questi finanziamenti non sono un obolo’ ha detto Alberto Brunelli dell’Unita’ sottolineando che i ‘giornali di opinione non hanno bilanci rilevanti e tanta pubblicita’ come hanno invece i grandi giornali generalisti’. Senza contare, ha aggiunto, che ‘il mercato della pubblicita’ e’ fortemente squilibrato a danno proprio dei giornali di opinione’.
‘Ho poco da aggiungere a quanto detto dal collega dell’Unita’: e questo e’ proprio un segno dei tempi!’ ha esordito Gloria Sabatini del Secolo d’Italia, giornale di An, che ha illustrato una ‘situazione all’osso’ della sua testata gia’ impegnata in tagli in proprio per una ristrutturazione. ‘Ora con questi tagli a pioggia -ha fatto osservare- c’e’ un rischio reale di chiusura per molti. Si vuole tagliare le unghie alla casta? Beh, con questo provvedimento iniquo e demagogico si e’ proprio sbagliato indirizzo!’.
‘Capiamo gli inviti al rigore, ma questo taglio ai giornali e’ assurdo’ ha detto Luca Geronico di ‘Avvenire’ sottolineando che nel caso del suo giornale viene colpito indirettamente anche il vasto mondo del no-profit. Senza contare l’aumento del costo della carta e lo squilibrio del mercato della pubblicita’ dove ‘i grandi gruppi prendono il 90% della quota della pubblicita’ dei gioornali lasciando ai piccoli solo le briciole. Insomma -ha concluso- tagliare si’, ma non con il tosaerba!’.
Simone Baiocchi della Padania, ha sottolineato che ‘proprio su questi fondi alcuni facevano conto per il rilancio dei loro giornali. E’ un taglio ingiusto e lo e’ ancor di piu’ -ha aggiunto- se si considera si colpisce il pluralismo dell’informazione e tagliando finanziamenti gia’ stanziati’.
‘Si taglia a pioggia -ha lamentato Anubi Davossa Lussurgiu di ‘Liberazione’- e lo si fa a danno di testate che non usufruiscono del flusso della pubblicita’. Diciamolo chiaramente ne va della pelle, ne va di posti di lavoro’.
Tra le molte possibilita’ di azione, oltre a quella di ‘sensibilizzare’ i parlamentari vicini alle diverse testate, e’ prevalsa la proposta avanzata da Roberto Monteforte (vaticanista de ‘L’Unita’ e membro del Cdr) di approfondire il problema dal punto di vista tecnico e giuridico ‘per porre sul tavolo una nostra proposta per la riforma dell’editoria’.

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