INTERCETTAZIONI: PALAMARA (ANM), COSA NON VA BENE IN QUESTA LEGGE

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“La situazione non è rosea, ma aspettiamo gli eventi, vediamo quello che succede”. Sono le parole pronunciate ieri dal presidente dell’Anm, Luca Palamara, mentre lasciava la Commissione Giustizia della Camera dove è stato ascoltato in riferimento al ddl sulle intercettazioni. Palamara elenca i punti sui quali l’Anm non è d’accordo con la proposta di legge della maggioranza: 1) riduzione dell’elenco dei reati intercettabili; 2)giudice collegiale che deve dare l’autoirzzazione ad intercettare; 3) il termine massimo dei tre mesi della durata delle imntercettazioni; 4) intercettazioni ambientali telefoniche.
In pratica, spiega Palamara, “sarebbe un grave errore ridurre l’elenco dei reati per i quali è consentito il ricorso a questo strumento di investigazione. Allo stesso modo appare criticabile la previsione di un limite massimo (di tre mesi) di durata delle operazioni di intercettazione”. Infine il presidente dell’Anm sottolinea che “tra i no metterei pure quello all’eccessiva limitazione al diritto di cronaca, così come è formulato il nuovo testo dell’articolo 114”.
Poi Palamara snocciola anche alcuni dati da sottoporre alla Commissione “per la valutazione delle determinazioni da assumere in materia”. Precisamente: “Nel 2006 sono stati adottati complessivamente 71.698 provvedimenti di autorizzazione alle operazioni di ascolto. nel 2007 sono stati 79.966”. Quanto alle spese “nell’anno 2007 il costo complessivo per le intercettazioni telefoniche è stato di 224 milioni di euro (su un totale di spese complessive del Ministero della Giustizia di 7 miliardi e 700 milioni di euro). Va aggiunto che il costo delle intercettazioni è determinato dalle tariffe praticate dai gestori e dal noleggio degli apparati per le intercettazioni”. Palamara infine annuncia la sua proposta di “un archivio nel quale inserire le telefonate rilevanti e quelle irrilevanti”.
Fabiana Cammarano

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