INTERCETTAZIONI/ FINOCCHIARO, AL SENATO CI BATTEREMO FINO IN FONDO

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”Dietro il paravento della privacy la maggioranza punta ad un sistema che limita la possibilità stessa di intercettare e rende più complicato indagare su certi reati”. Lo afferma in una intervista all’Unità Anna Finocchiaro, nel giorno in cui inizia la discussione in Aula al Senato del disegno di legge di riforma delle intercettazioni. La capogruppo dei senatori Pd annuncia quindi battaglia: ”Faremo di tutto per evitare di far approvare questo provvedimento, sarà un’opposizione durissima”.
Sugli emendamenti della maggioranza poi precisa: ”C’è stato qualche aggiustamento, ma l’intervento è comunque insoddisfacente. Credo che l’insufficienza degli emendamenti obblighi ad un ritorno in commissione. Tra l’altro, se la maggioranza si fosse risparmiata prima certi emendamenti concordati col governo e avesse mantenuto il vecchio testo uscito dalla Camera, avremmo risparmiato tempo”.
”La responsabilità del ritardo è tutta della maggioranza e del governo. Non si sognassero di dire che sono costretti a mettere la fiducia perché l’ostruzionismo dell’opposizione allungherebbe i tempi. Hanno fatto un balletto indecoroso, prima modificando il testo originario e poi rimangiandosi tutto. Il ricorso alla fiducia sarebbe ancora piu’ illogico. Oltreche’ grave, vista la follia di questo provvedimento”.
Secondo Finocchiaro ”vogliono rendere il più difficile possibile le intercettazioni telefoniche, rendere più complicato indagare su certi reati, intralciare con ogni mezzo ben precisi processi. E puntano a introdurre un vero e proprio sistema di censura preventiva. Con, tra l’altro, questa perla che si puniscono gli editori. In molti casi si tratta di società, e allora cosa c’entra la responsabilità penale? Il direttore può avere colpa per non aver vigilato su ciò che viene pubblicato sul suo giornale. Ma sulla base di quale profilo viene punito l’editore? Se si incaricano di esercitare una vigilanza, gli editori si faranno qualche calcolo, ed è già chiaro come andrà a finire. Molti giornali piccoli chiuderanno e in quelli che non chiuderanno – conclude la Finocchiaro – gli editori eserciteranno un controllo di censura che si sovrapporrà a quello stabilito da questo provvedimento”.

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