INTERCETTAZIONI E P4: LA POLITICA SI DIVIDE

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Il caso che ha visto coinvolto Luigi Bisignani, faccendiere dei palazzi del potere, adesso agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento ai danni della pubblica amministrazione e della giustizia, accende ancora una volta i riflettori sull’uso (abuso) delle intercettazioni nelle inchieste dei pm. Ancor di più se dalle carte processuali è emerso un quadro a dir poco allarmante, fatto di intrighi ed attività volte a condizionare le istituzioni e indirizzandone le scelte in tutti i punti nevralgici del sistema del potere, dal governo al Parlamento, alla Magistratura (la figura ambigua dell’ex magistrato Alfonso Papa ora deputato del Pdl) ai Media compreso ovviamente un servizio televisivo pubblico come la Rai. Trame di rapporti e relazioni in cui le intercettazioni telefoniche fungono più che mai da spia rivelatrice, tanto da dover in teoria far prevalere l’interesse pubblico a renderne noti i contenuti piuttosto che invocare il rispetto formale della Privacy. Specie quando tali fughe di informazioni costituiscono l’oggetto stesso del reato contestato dai pm, “associazione per delinquere finalizzata al procacciamento di notizie segrete e riservate”. Dove si fermi la tutela della sfera individuale e privata e cominci la salvaguardia dell’interesse collettivo dei cittadini ed il loro diritto ad essere informati, sembra essere la base del contendere politico. Un tema che induce il Ministro della Giustizia Angelino Alfano (e segretario nazionale del Pdl) a definire “penalmente irrilevante” il contenuto delle intercettazioni telefoniche al vaglio della magistratura, e la cui pubblicazione dovrebbe essere un reato da perseguire. Dunque bisognerebbe rivedere l’attuale testo normativo e non si sa ancora se partire dal ddl Mastella o dal ddl Alfano fermo alla Camera dal 29 luglio dell’anno scorso. Se da un lato il segretario del Pd Pierluigi Bersani esclama “In nessun modo va impedito alla magistratura l’uso delle intercettazioni”, dall’altro però fanno eco altre sue parole “Non vengano divulgate le conversazioni[…] che toccano la privacy senza aver pertinenza nelle indagini”. La linea del Partito Democratico sembrerebbe ad ogni modo riassunta nel ddl Finocchiaro-Casson già depositato in Parlamento, in base al quale la tutela della riservatezza continuerebbe ad essere affidata al “controllo ulteriore del pm e del Gip che toglie le intercettazioni senza rilevanza penale prima del deposito degli atti” spiega il senatore Pd Felice Casson, ma introducendo sanzioni disciplinari gravi per chi non applichi tale procedura. Intanto da Bruxelles il Premier Berlusconi si esprime con parole dure “Non è un Paese civile quello in cui non c’è garanzia dell’inviolabilità delle conversazioni telefoniche che poi appaiono sui giornali senza che abbiano un risvolto penale”. E poi aggiunge “C’è la possibilità che si riprenda dal Ddl Mastella”. Dunque nessun decreto all’orizzonte ma tanta confusione sul modo di procedere che certo rende alquanto improbabile l’auspicio del Ministro Frattini di veder la legge entrare in vigore “entro la pausa estiva”.
Giuseppe Liucci

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