Intercettazioni, Cnog all’attacco: “Siamo molto preoccupati”

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Intercettazioni, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti prende posizione e chiede di non chiudere, del tutto, le pubblicazioni degli atti giudiziari. Insomma, il Cnog lamenta un tentativo di bavaglio e si opporrà alle scelte annunciate dal governo nel disegno di legge della riforma della giustizia.

Il Cnog si è detto preoccupato per il ddl e ha parlato di ostacoli posti al diritto dei cittadini di essere informati su temi di interesse pubblico. In una nota, il consiglio nazionale dei giornalisti tuona: “Si esprime preoccupazione di fronte alla bozza del Ddl giustizia – si legge in una nota del Cnog – portato all’esame del pre Consiglio dei ministri. I limiti che si vogliono introdurre alla conoscibilità delle intercettazioni effettuate durante le indagini preliminari rischiano di costituire un ostacolo al diritto dei cittadini di essere informati su eventi di rilevante interesse pubblico”.

Ma non basta, perché i giornalisti dell’Ordine entrano nel merito della questione: “Attualmente – prosegue la nota – gli atti a conoscenza degli indagati (quindi dopo l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare o dopo la chiusura delle indagini) non sono più segreti: il rischio è di far calare il silenzio su quasi tutto, con l’eccezione delle intercettazioni riprodotte dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento”.

Il Cnog infine, “pur condividendo la legittima esigenza di tutelare i soggetti estranei alle indagini i cui nomi figurino nelle intercettazioni e di trovare il giusto equilibrio tra libertà di stampa e rispetto della dignità della persona”, ritiene “che debba essere comunque garantito il diritto all’informazione, con particolare riferimento a fatti di interesse pubblico quali sono tutte le indagini penali che si avvalgono di intercettazioni, concesse soltanto nei casi dei reati più gravi”. E ricorda la giurisprudenza e le sentenze in sede comunitaria: “Diritto all’informazione sancito da numerose sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo che considera lecita anche la pubblicazione di atti coperti da segreto su inchieste di rilievo che riguardino personaggi pubblici”.

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