Inpgi, escamotage per le “esodate”

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L’Inpgi ci mette una pezza. Dopo le proteste arrivate da più parti e la denuncia di Unità Sindacale, è stato costretto a trovare un escamotage per permettere a tutte le colleghe senza occupazione e con almeno 20 anni di contributi di andare in pensione a 60 anni di età entro il 2021. Anche se non avevano finora fatto richiesta di prosecuzione volontaria della contribuzione.

Come? Basterà presentare la domanda entro il prossimo dicembre e chiedere di retrodatare la prosecuzione di un semestre. Si rientrerebbe così di diritto nella clausola di salvaguardia, che mette appunto come condizione di aver versato almeno un contributo prima della data di approvazione della riforma da parte del cda dell’Inpgi, cioè il 27 luglio scorso. Questo se, beninteso, i ministeri vigilanti approveranno la riforma.

Ecco in ogni caso i passi da fare.

Le colleghe devono presentare al Servizio Entrate Contributive dell’Inpgi la domanda per essere ammesse al prosecuzione volontaria della contribuzione, chiedendo espressamente che la decorrenza della stessa contribuzione sia retrodatata di sei mesi, come prevede la normativa in vigore. La domanda potrà essere presentata agli uffici Inpgi, oppure inviata con raccomandata con ricevuta di ritorno o con pec, entro e non oltre dicembre 2015, e questo perché, andando indietro di sei mesi, si pagherebbe il mese di contributi a giugno.

Alcuni uffici dell’Inpgi avrebbero inoltre assicurato alle colleghe che basterebbe versare un solo contributo. Sarebbe un favore inatteso perché la norma parla sì di retrodatazione, ma nel senso che è possibile pagare anche – a richiesta – i 6 mesi precedenti alla presentazione della domanda. Per un totale di minimo sette mesi, visto che in qualsiasi momento si può poi interrompere la contribuzione.

Che siano uno o sette i mesi da pagare, a questo punto la giornalista rientrerebbe a tutti gli effetti nella clausola di salvaguardia prevista per le donne che compiranno i 60 anni entro il 2021 con almeno 20 anni di contributi, disoccupate e ammesse alla contribuzione volontaria prima del 27 luglio. Ovviamente, sempre in base alla deroga decisa dall’Inpgi, non dovrebbe più essere rioccupata dopo l’ok alla contribuzione volontaria, pena la perdita del diritto al pensionamento a 60 anni. Dovrà inoltre, in base alle norme dell’Istituto, avere almeno 12 contributi mensili obbligatori nel quinquennio precedente la data della domanda.

L’escamotage farà sicuramente piacere a tutte quelle colleghe che avevano perso il lavoro negli anni della crisi, non avevano continuato la contribuzione volontariamente e che rischiavano ora di vedersi trasformate in “esodate” e di attendere fino a otto o nove anni prima di poter ottenere una pensione che ritenevano invece vicina. Una via di uscita che permette al Cda dell’Inpgi di non mettere mano al testo del regolamento con le nuove norme inviato ai ministeri vigilanti per l’approvazione, pur rimediando al pasticcio commesso nella scrittura delle deroghe.

fonte: www.francoabruzzo.it

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