INFORMAZIONE AL GUINZAGLIO IN ITALIA. UN BLUFF OPPURE NO?

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Aldo Forbice, in un articolo pubblicato su ‘Il Napoli’ afferma che la polemica sulla libertà di stampa in Italia è solo “un bluff” che “non trova alcun riscontro” nella realtà del nostro sistema radiotelevisivo e della carta stampata. A sostenere la sua tesi chiama in causa – ancora una volta – i contributi pubblici all’editoria, precisando che i tre maggiori quotidiani italiani (Corriere della Sera, Repubblica e Il Sole 24 Ore) incassano ogni anno, da “mamma Stato” una cifra vicina ai 60 milioni l’anno.
Aldo Forbice infierisce anche contro il sindacato dei giornalisti che non ha “mai speso una sola parola di denuncia su questo fiume di denaro dei contribuenti mentre si surriscalda quando deve lanciare frecce avvelenate sugli esponenti del governo: chiude gli occhi di fronte alle querele di Prodi (a Feltri) e di D’Alema (al Corriere e a Forattini) e invoca la libertà di stampa quando Berlusconi, dopo una campagna di 5 mesi ostile, immotivata e calunniosa, decide un’azione civile di risarcimento”.
Ciò che stona nelle affermazioni del giornalista-scrittore è quel rapporto diretto tra libertà di stampa e contributi all’editoria. I soldi con cui lo Stato ogni anno finanzia le imprese editoriali, è – se usati bene – una delle tante premesse alla libertà di stampa ma non ne è certo una diretta conseguenza.
Se si aiuta un giornale e poi gli si impone cosa scrivere o si censura ciò che non si deve scrivere, di fatto la libertà di stampa non esiste. Se i soldi vengono indirizzati ai grandi gruppi editoriali, quelli che grazie alle entrate pubblicitarie, alle inserzioni e alle vendite sono già di per sé forti sul mercato e si abbandonano a sé stesse le giovani iniziative locali, di fatto si indebolisce la libertà di stampa.
E’ vero che oggi – in modo sempre più risicato – lo Stato aiuta i giornali attraverso sovvenzioni dirette ed indirette ma è anche vero che ciò trova fondamento in un articolo della Costituzione. Eppure, proprio le imprese editrici di giornali, da anni, chiedono una riforma che razionalizzi i contributi pubblici per indirizzare i soldi a chi veramente ne ha bisogno.
La libertà di stampa è il diritto del cittadino ad avere accesso a una pluralità di informazioni diverse, il diritto del cittadino di sapere e di conoscere i fatti, anche giudiziari (cosa che con il disegno di legge sulle intercettazioni verrà fortemente limitato), il diritto del cittadino di approfondire le notizie attraverso punti di vista differenti. I presupposti della democrazia sono nella contrapposizione delle forse politiche e delle idee, quando esiste una sola voce siamo nel dispotismo.
Ben venga, allora, la nascita di nuovi giornali di opposizione come quello diretto da Sansonetti e quello di Padellaro-Travaglio, in edicola dal 24 settembre. Tali nuovi giornali non sono – come afferma Forbice – dimostrazione che in Italia esiste libertà di stampa ma che, nonostante le difficoltà economiche (questi giornali non richiederanno i contributi pubblici) e i pericoli di querela da parte del premier c’è voglia di parlare, di scrivere, di denunciare, di approfondire, di conoscere. Per fortuna.
Fabiana Cammarano

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