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In Italia cresce il numero delle giornaliste, ma poche sono ai vertici

Conchita De Gregorio, direttrice de L’Unità dal 2008 al 2011

Le donne nelle professioni dei media sono in crescente aumento, in particolare come giornaliste, ma sono tutt’oggi notevolmente sotto-rappresentate a tutti i livelli decisionali, anche a causa dell’assenza di interventi normativi e pratiche organizzative finalizzate all’inclusione. Pubblicati i dati dell’European Institute for Gender Equality (EIGE), che ha stilato il primo rapporto europeo sul numero delle donne ai vertici delle principali organizzazioni dei media nei 27 Paesi dell’Unione Europea, più la Croazia. I dati evidenziano situazioni molto diverse tra loro: Paesi come Bulgaria e Lettonia registrano un numero di donne superiore agli uomini a tutti i livelli decisionali; in Estonia, Lituania, Romania, Slovenia, Finlandia e Svezia le donne ai vertici dei media sono tra il 40 e il 50%. Ma in Italia, Grecia, Irlanda e Malta le percentuali sono decisamente sotto la media europea che si attesta intorno al 30%. Penalizzate le giornaliste italiane: solo l’11% risulta ai vertici delle quattro organizzazioni monitorate (Rai, Mediaset, Corriere della Sera e Repubblica), un risultato molto lontano dall’obiettivo strategico fissato dalla Piattaforma di azione di Pechino nel 1995. L’indagine su cui si è basato il rapporto EIGE, è stata condotta da un consorzio di quattro partner europei: Università di Liverpool, Università di Padova (prof.ssa Claudia Padovani, Dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e Studi internazionali), Osservatorio di Pavia, Università di Zseged, con la collaborazione di 28 team di ricerca dei Paesi interessati. Il Consiglio dell’Unione Europea (20-21 giugno 2013) ha adottato una Conclusione dedicata all’avanzamento delle donne ai livelli decisionali nei media, richiamando tutti gli Stati membri dell’unione, le loro istituzioni e le aziende che operano nel settore dei media al rispetto degli obiettivi strategici di Pechino.

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